Pubblicato in: Folk e Musica popolare

Il sound alcolico degli irlandesi Pogues

di Roberto Vanazzi 30 marzo 2009
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poguesgrace

Gli irlandesi Pogues sono nati ufficialmente nel 1983, ma il seme era stato gettato almeno cinque anni prima, quando Shane McGowan, cavalcando l’onda del neonato punk, si era trasferito a Londra e aveva creato i Nipple Erectors, gruppo che si è sciolto nel 1980, dopo qualche singolo di scarso successo.

Per nulla abbattuto dall’esito dell’avventura con i Nips, il ragazzo, che col suo sorriso sdentato e quella voce che tradiva il vizio, non troppo nascosto, di alzare il gomito, incarnava perfettamente lo stereotipo dell’Irlandese ubriacone, ha deciso di intraprendere una nuova strada.

Così, abbandonato il rock rabbioso degli esordi, ha ben pensato di dedicarsi al folk della madre patria, rivisitato però con ironia e causticità.

Nel 1983, quindi, ha allestito una nuova formazione con il suonatore di benjo Jem Finer, il virtuoso di tin whistle Spider Stacey, Andrew David Ranken alla batteria ed il polistrumentista James Fearnley.
Con il nome di Pogue Ma Hone, il gruppo ha iniziato a farsi le ossa suonando nei pub e anche per strada, fino ad intraprendere la via del professionismo con l’autoproduzione di un singolo, “The dark streets of London”, ed una tournée estiva di supporto ai Clash.
Il 45” ha ricevuto critiche positive, ma in seguito, quando si è scoperto che il nome del gruppo in lingua gaelica significava “baciami il sedere”, è stato censurato.

Rinominati con il meno scandaloso Pogues, e con l’acquisto della bassista Rocky “Cait” O’Rìordan, gli irlandesi hanno inciso nel 1984 il loro primo LP: “Red Roses For Me”.
L’album è una miscela esplosiva di classici brani folk della loro terra, quali “The Auld Triangle”. “Boys From The Country Hell” e l’alcolica “Streams of Whiskey”, rivisitati in una graffiante chiave punk.
Nonostante i membri del gruppo siano stati definiti come “un branco di ubriachi in un pub irlandese”, il consenso popolare è stato fin da subito favorevole.

Il lavoro ha attirato anche l’attenzione di Elvis Costello, il quale si è offerto di produrre, nel 1985, il secondo disco, “Rum, Sodomy & The Lash”, e l’EP “Poguetry in Motion”, dell’anno successivo.
Nel frattempo la line up del gruppo si era assestata con l’ingresso del chitarrista Philip Chevron.

Sono di quel periodo classici quali “A Pair of Blue Eyes”, “The Sick Bed of Cuchulainn”, “Dirty Old Town” e, la mia preferita in assoluto, la divertente “Sally MacLennane”, con la quale ci si cala perfettamente nell’atmosfera fumosa (e alcolizzata) di certi pub di Kilkenny o di Bantry.

I Pogues si sono ritrovati all’apice della carriera e per loro si stava aprendo anche il mercato americano. Ma proprio quel momento si è rotto il sodalizio con Costello. Insieme a Elvis poi, ha abbandonato il gruppo anche Cait O’Riordan, futura moglie del produttore-cantante, sostituita al basso da Darryl Hunt.

Nonostante tutto McGowan e soci non si sono perduti d’animo. Ormai famosi si sono dedicati ad apparizioni per beneficenza, come al “Concert for Nicaragua” e al “Self Aid” di Dublino. Hanno esordito come attori in uno spaghetti western, interpretando la parte dei cattivi, ed inciso con il famoso gruppo folk dei Dubliners, il singolo “Irish Rover”, che è balzato immediatamente nei Top10 britannici.

Nel 1987 è fallita la Stiff, la loro etichetta, ed il gruppo è stato messo sotto contratto dalla Island, per la quale, nell’88, è arrivato il terzo LP, “If i Should Fall From Grace with God”.
Il lavoro, decisamente più maturo rispetto ai predecessori, è diventato presto il più amato dai fans.
Pezzi forti sono l’allegra title track e la ballata natalizia “A Fairytale of New York”, dove McGowan duetta con la cantante pop Kirsty Mc Coll.
Nell’album compare anche la spagnoleggiante “Fiesta”, una dedica, poco amichevole oserei dire, per Costello.

Peace & Love” ha visto la luce nel 1989 e con i singoli “White City” e “Blue Heaven”, per non dire “Misty Morning, Albert Bridge” e “London you are a Lady”, ha confermato il periodo d’oro del gruppo, sebbene l’abuso di alcool e droga da parte di McGowan iniziava ad influire negativamente.
In quella stagione, tanto per fare un esempio, il cantante non è stato in grado di esibirsi sul palco durante il tour con Bob Dylan.

Il 1990 è l’anno di “Hell’s Ditch”. L’album, prodotto da Joe Strummer dei Clash, ha piazzato due singoli al 3° e al 5° posto nella classifica inglese, ma è risultato essere l’ultimo con McGowan alla voce.
Il cantante, sempre meno affidabile, è praticamente stato invitato dal resto della band ad andarsene.

Senza il suo genio creatore, i Pogues hanno stentato a tirare avanti. Alla voce prima ci ha provato lo stesso Strummer, quindi il microfono è passato a Spider Stacey, con il quale i Pogues hanno registrato due album, “Waiting for Herb” (1983) e “Pogue Ma Hone” (1995).

Nel 1996 la band si è sciolta definitivamente.

5 anni più tardi ecco però a sorpresa la reunion con Shan McGowan. All’inizio sembrava trattarsi solo di un breve tour, ma non è stato affatto così.

Nel 2004 sono seguite altre date live. Stessa cosa nel 2005, con tanto di tappa in terra nipponica. A quel punto la band era di nuovo attiva e, nonostante l’abbandono di Chevron per malattia, ha rilasciato nel 2008 un cofanetto con ben 5 CD di inediti.

La macchina alcolica dei Pogues, con oltre 25 anni di carriera alle spalle, è oggi ancora in movimento.

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