Guns N’Roses: energia allo stato puro

di Roberto Vanazzi 17 gennaio 2011
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Alla fine degli anni ’80 i Guns N’Roses sono stati il più fulgido fenomeno sulla scena musicale internazionale, grazie a un rock oltraggioso, strettamente legato alla realtà della strada, figlio del punk, del metal, del blues e dei Rolling Stones. Il genere, insomma, chiamato Sleaze Metal, del quale sono i capostipiti. La bomba è stata innescata a Los Angeles da alcuni ragazzi dall’atteggiamento trasgressivo, che hanno riesumato il vecchio motto “Sex, Drug And Rock’n’Roll”. A quel tempo le band erano due: gli L.A. Guns e gli Hollywood Roses. Una volta unite, i due leader, il cantante W. Axl Rose (Bill Baley) e il chitarrista Tracii Guns (Tracy Ulrich), hanno deciso di chiamare il nuovo gruppo con una miscela dei nomi precedenti. Così sono nati i Guns N’Roses.

Le prime apparizioni del gruppo risalgono al 1985, ma Tracii Guns ha lasciato subito per rifondare nuovamente gli L.A. Guns. Al suo posto è arrivato il chitarrista inglese Slash (Saul Hudson). La band, a quel punto, vedeva nella propria line-up anche Izzy Stradlin, Duff McKagan e Steve Adler. Senza perdere tempo i cinque hanno iniziato a mettere a ferro e fuoco i locali della città degli angeli, causando un vero e proprio terremoto.

Nel 1986 i Guns N’Roses hanno autoprodotto l’EP Live Like A Suicide, il quale ha permesso loro di ricevere una proposta di contratto dalla Geffen. La leggenda narra che Tom Zutaut, manager della casa discografica, è rimasto talmente impressionato dalle loro performance dal vivo, che ha diffuso in giro la voce che il gruppo faceva schifo, così da allontanare eventuali concorrenti.

Appetite For Distruction, uscito alla metà del 1987, oggi è considerato uno dei dischi più importanti della storia del rock, ma all’inizio non è riuscito a decollare, anche perché il primo singolo, Welcome To The Jungle, è stato rifiutato da tutte le radio a causa del testo troppo spinto. In breve tempo, però, la scena è cambiata. Grazie a concerti con gente del calibro di Alice Cooper, Aerosmith e Motley Crüe, alla fine, nonostante un suono scomodo per le programmazioni radiofoniche, l’album ha raggiunto il primo posto in classifica, vendendo oltre 30 milioni di copie.

La rabbiosa Welcome To The Jungle, Paradise City, che parte come una semi-ballad per poi trasformarsi in un bellissmo rock primordiale, Sweet Child O’ Mine, brano che parla d’amore e che presenta uno dei riff di chitarra più famosi della storia della musica, sono questi i pezzi migliori. Ma la track-list è ampia e i brani sono uno più bello dell’altro. Crudi, sudati, stralunati e allo stesso tempo orecchiabili: It’s So Easy, Nightrain, la velocissima My Michelle, Out To Get Me, che paga il suo tributo agli AC/DC, Mr Brownstone, dedicata all’eroina e agli eccessi, sino alla lunga, orecchiabile Rocket Queen.

Il successivo Lies! The Sex, The Drugs, The Violence, The Shocking Truth, è un disco per metà da studio, in versione acustica, e metà live (che poi sarebbe la ristampa di Live Like A Suicide). I quattro brani da studio sono la bella Patience, suonata con tre chitarre, la delicata I USe To Love Her, la versione acustica di You’Re Crazy, già presente su Appetite For Distruction, e One In A Million, brano fortemente crticato per il testo apertamente xenofobo.
I pezzi dal vivo, invece, sono la veloce Reckless Life e Move to the City, entrambe retaggio degli Hollywood Rose, e un paio di cover: Mama Kin, degli Aerosmith e Nice Boys, degli australiani Rose Tattoo.

A quel punto, l’immagine dei Guns è diventata sempre più sporca e aggressiva. L’uso di stupefacenti, l’abuso di alcool, le provocazioni e le risse erano all’ordine del giorno. La band sul palco non rendeva più. Il carattere imprevedibile di Axl, poi, ha fatto temere lo scioglimento del gruppo quando non si è presentato al concerto di Phoenix. È stato anche per questo che Izzy, Steven e Slash hanno deciso di entrare in terapia. Tra i tre solo Adler non ce l’ha fatta, e il resto della band ha così pensato di dimetterlo. Al suo posto è arrivato l’ex drummer dei Cult Matt Sorum. Per ampliare le sonorità del gruppo, è stato anche ingaggiato un vecchio amico di Axl per suonare le tastiere, Darren “Dizzy” Reed.

Slash

Con la nuova line-up, nel settembre del 1991 i Guns hanno registrato il doppio Use Your Illusion. A dire il vero non si tratta proprio di un doppio, ma di due dischi ben distinti usciti contemporaneamente e chiamati Use Your Illusion I e II. Meno cattivi e metallici rispetto Appetite For Distruction, i nuovi lavori basano la loro fortuna sulle ballad, nelle quali il pianoforte e la tastiera di Reed la fanno da padrone: la delicata Don’t Cry, la splendida November Rain, con tanto di orchestra, Civil War, la progressiva Estranged e la cover di Bob Dylan Knocking On Heaven’s Door. Per quanto mi riguarda la band avrebbe potuto scegliere i pezzi migliori dei due e rilasciare un solo album, il quale sarebbe risultato più compatto e meno dispersivo, visto anche che alcuni dei pezzi si presentano decisamante poco ispirati. I più riusciti, oltre a quelli già citata, sono a mio giudizio The Garden, che già doveva fare parte della track list di Appetite For Distruction e che ospita la voce di Alice Cooper, Live and Let Die, cover dei Wings di Paul Mc Cartney, la veloce Get In The Ring, Locomotive, la famosa You Could Be Mine, con il suo splendido intro di batteria e basso, le tranquille, Yesterdays e So Fine, per finire con Coma, che con i suoi 10 minuti è il brano più lungo mai scritto dai Guns N’ Roses. Da notare che Don’t Cry è presente su entrambi gli album con due testi differenti.

Lo stesso anno Izzy Stradlin ha abbandonato il gruppo per colpa di alcuni contrasti con Axl. Al suo posto è arrivato Gilby Clarke.

Dopo una serie di concerti e alcune partecipazioni ad eventi, tra i quali il famoso tributo a Freddy Mercury, nel 1993 a band di L.A. ha pubblicato una raccolta di cover intitolata The Spaghetti Accident? Un po’ come avevano fatto i Metallica con il loro Garage Days Re-Revisited. Il pezzo più famoso è Since I Don’t Have You, remake di un brano degli Skyliners, gruppo in voga negli anni ’50. Il resto è un buon mix di gruppi quali Damned, Nazareth, T-Rex- Dead Boys, Misfyts, New York Dolls, Stooges, UK Subs e Soundgarden. Da notare, come ultima traccia, quella Look At Your Game Girl, che fa da finale a I Don’t Care About You, scritta nientemeno che dal criminale Charles Manson. La canzone, inserita da Axl all’insaputa del resto della band, è stata causa di numerosi litigi.

Nel 1994 Rose è diventato l’unico proprietario dei diritti sul nome Guns N’Roses e come prima opera della sua dittatura ha licenziato Clarke, prontamente sostituito dall’amico Paul Tobias, il quale ha debuttato con il singolo Sympathy For The Devil, cover dei Rolling Stones.

Proprio allora, Slash, Duff e Sorum, stanchi del rapporto poco idilliaco con il cantante, hanno lasciato il gruppo. W. Axl Rose è rimasto quindi l’unico supersite dei membri che hanno dato origine alla band. I Gun N’Roses erano a quel punto completamente da rifondare.

Dopo qualche anno di silenzio, nel 1998 Axl si è presentato sul palco con una nuova formazione e un singolo che si diletta con l’Industrial Metal: Oh My God. Una girandola di cambi nella line-up rende noioso scrivere (e leggere) di chi è entrato, uscito e rientrato nel gruppo da quel periodo in avanti. Da menzionare è sicuramente l’eclettico chitarrista Buckethead (Brian Carroll), nella band dal 2000 al 2004, un vero artista delle sei corde e personaggio tanto carismatico quanto misterioso. Alto quasi 2 metri, nessuno ha mai visto il suo viso, poiché si presenta in pubblico sempre con una maschera. La figura è completata da un secchiello usato come cappello, da cui il nome Buckethead (Testa di secchio).

Buckethead

Nel 2008 è arrivato nei negozi Chinese Democracy, album pronto da anni ma che ha visto più volte rimandare la sua uscita, tanto che ha battuto il record mondiale dei rinvii. Da un punto di vista del sound si può apertamente dichiarare che questo disco non centra nulla con i vecchi lavori della band di Los Angeles. Abbandonato il rock stradaiolo del passato, si è qui passati a un suono più leggero, che tanto deve ai Queen, ma anche al Doom Metal e all’Industrial Metal.. La rockeggiante title track, Better e la power ballad Street Of Dreams, che ci regala un ottimo intro di pianoforte, sono i tre singoli estratti. Non sono male neppure There Was A Time, I.R.S., This I Love e Sorry, che vede la presenza come ospite di Sebastian Bach, singer degli Skid Row.

Intanto, mentre si fanno sempre più insistenti le voci dell’arrivo di un nuovo album, i Guns N’Roses si sono dati parecchio da fare sui palchi di mezzo mondo, riempiendo i palazzetti a ogni concerto. Solo tre mesi fa il gruppo si è esibito in un paio di date anche in Italia, a Roma e a Milano, entrambe sold-out. Nel frattempo, poi, Duff McKagan ha fatto ritorno, almeno come ospite on-stage, alla corte di re Axl Rose.

Axl Rose

Oggi Axl è invecchiato (ha 48 anni), la sua forma fisica non è più perfetta, anche se sul palco questo non si nota. Non c’è più Slash, con la sigaretta in bocca e il cappello a cilindro, e non c’è più Izzy, l’anima della band, colui che ha contribuito al successo di brani quali Sweet Child O’Mine e You Cuould Be Mine, ma ci sono tre ottimi chitarristi che si dividono gli assoli: Ron “Bumblefoot” Thal, DJ Ashba e Richard Fortus. I Guns sono cambiati, e il mondo con loro. Venti anni sono un periodo troppo lungo perché il modo di suonare e ascoltare musica possa restare lo stesso. È inutile quindi rimpiangere il tempo andato, sarebbe stato peggio se il gruppo fosse rimasto fossilizzato ai tempi di Appetite For Distruction. E poi non è detto che quello che si faceva allora era meglio di ciò che si fa oggi.

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Una replica a “Guns N’Roses: energia allo stato puro”

  1. Anonimo ha detto:

    siete fighi