Pubblicato in: Pop, Rock e Punk

Mike Oldfield, il principe dei sogni. Parte II

di Roberto Sonego 2 luglio 2012
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Era un periodo difficilissimo per Oldfield, anche a causa del suicidio della madre, che cominciò così a fare uso regolare di droghe. In questo non facile stato d’animo compose la suite Hergest Ridge che, però, aveva troppi rimandi e somiglianze con il precedente lavoro e passò pressoché inosservato. La suite uscì nel 1974, divisa in due parti: un lavoro difficile da comprendere, quasi totalmente strumentale e con una moltitudine di sovraincisioni. Non fu un capolavoro, ma entrò comunque nella memoria collettiva dei suoi estimatori.

Il successivo Ommadawn bissò il successo di Tubular Bells anche per una maggiore completezza strumentale passando dall’arpa celtica a delle musicalità prettamente africane con tamburi imperanti in alcuni brani. Anche questo terzo lavoro è diviso in due parti e quasi esclusivamente strumentale. Molto più curato e studiato del precedente, in Ommadawn (in gaelico lo scemo del villaggio) trovano posto strumenti cari a Oldfield e collaboratori eccellenti quali Paddy Moloney dei Chieftains.

La crisi umana di Mike, però, continuava e faceva sì che la sua condizione gli impedisse di proporre interviste o apparizioni televisive.

Il mondo musicale, però, progredisce troppo rapidamente per un conservatore come Mike. La suite successiva pubblicata da Oldfield è Incantations, divisa in quattro parti, arricchite con archi e flauti. E proprio questo rimanere troppo fedele al proprio stile, di un’altra epoca, fece sì che il disco non ebbe molto successo a livello di vendite.

Spinto a un cambiamento di stile, Mike Oldfield comincia a scrivere canzoni più vendibili, più fruibili per le masse e da eseguire con altri strumentisti. Questo è il periodo fortunato in cui conobbe Meggy Reilly: la cantante che diede l’inconfondibile timbro vocale a canzoni quali Moonlight Shadow, Five Miles Out e Family Man.

Io sono convinto che questo periodo della sua storia si possa leggere su più di un livello. La musica di Mike Oldfield non sarà più quella delle atmosfere celtiche, delle arpe, delle infinite cavalcate da sogno lungo le verdi distese, ma il periodo di canzoni come, appunto, Moonlight Shadow. La canzone è sì commercialissima, ma con una voce perfetta e un riff di chitarra indimenticabile. Un brano, tra l’altro, ancora ascoltatissimo a 28 anni dalla sua pubblicazione.

Platinum datato 1979, Qe2 datato 1980, Five Miles Out del 1981 e Crisis dell’anno successivo furono una vera esplosione di pubblico e popolarità per Mike Oldfield che fece raggiungere vette impensabili di fama e seguito in tutto il mondo al nostro principe dei sogni.

Altro cambiamento radicale del nuovo periodo è quello dell’acquisizione della normale struttura di album, abbandonando la forma di suite dei primi lavori. Non mi soffermo in particolar modo nella descrizione di questi lavori, pregevoli, ma molto simili tra loro.

Ne è esempio anche Discovery del 1984 ricco anche questo di hits da classifica come To France, Tricks of the Light e l’omonima track. Purtoppo, questo album segnò anche l’arrivo della fase calante per Mike Oldfiel, che da compositore geniale fu etichettato come mero hit-maker e licenziato dalla Virgin.

Piccola parentesi nel periodo commerciale di Oldfield fu, nel 1990, Amarok, che dimostrò la ormai chiara incapacità da parte del musicista di decidere la direzione da prendere. Un puro e semplice ammasso di rumori di ogni tipo. Con la nuova casa discografica, la Wea, fece uscire dapprima Tubular Bells 2 del 1992 seguito, nel 1998 dalla terza parte il tutto per tentare almeno di tornare alle origini e ripartire daccapo. I due Tubular Bells furono inframezzati da The Songs of the Distant Earth del 1995 e Voyager nel 1996.

Nonostante i molteplici tentativi di rendere originali i lavori seguenti, complici anche alcool e droga, la vena artistica e innovatrice di Mike Oldfield si era definitivamente spenta e i suoi lavori risultavano triti.  Io, come tanti che hanno amato la sua arte, preferisco pensare a lui come un meraviglioso principe, che mi ha fatto tanto sognare e volare sulle ali della sua splendida musica.

Grazie Mike!

 

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