Pubblicato in: Blues, Country, Rock e Punk

Il Rock essenziale dei Creedence Clearwater Revival

di Roberto Vanazzi 19 maggio 2010
5.00 avg. rating (94% score) - 2 votes

I Creedence Clearwater Revival sono nati in California sul finire degli anni ’50, quando tre compagni della El Cerrito High School, John Fogerty, Stu Cook e Dough Clifford, hanno deciso di fondare una band.
A loro si è presto aggiunto il fratello di John, il più vecchio Tom Fogerty, e i quattro ragazzi hanno iniziato ad esibirsi in alcuni club del luogo presentandosi come Blue Velvets finchè, nel 1964, hanno firmato un contratto per la Fantasy. Con la nuova denominazione di Golliwogs hanno realizzato qualche singolo, fra i quali l’unico ad avere ottenuto un discreto successo è stato Brown-Eyed Girl.

Nel 1967 il gruppo ha cambiato nuovamente nome adottando il definitivo Creedence Clearwater Revival. Il rock proposto era semplice, ma di grande impatto sonoro, con venature di blues, country, folk e musica bayou, sostenuto dalla voce roca di John Fogerty, un genio della musica che ha composto gran parte del materiale. Il pubblico ne è rimasto immediatamente impressionato e da quel momento è iniziata una carriera costellata di trionfi.

Il primo album è del 1968, s’intitola semplicemente con il nome della band ed è un lavoro prettamente blues. I pezzi cardine sono le cover Suzie Q di Dale Hawkins, Ninety-nine and a half (Won’t do) di Wilson Piquett e Put I Spell On You di Screamin’ Jay Hawkins, ma anche Walk On The Water, residuo dei tempi dei Golliwogs e l’acida Gloomy, che presenta un grande lavoro di chitarra dei fratelli Fogerty.


L’anno seguente il gruppo ha rilasciato addirittura tre album; una trilogia di capolavori che hanno spinto i CCR all’apice della fama.

Il primo è stato Bayou Country, uscito a gennaio. Si tratta di un disco meno blues rispetto il predecessore, ma con un sound rivolto verso il country-rock-folk. Brani quali la poderosa Born On The Bayou, l’elettrizzante Good Golly Miss Molly, cover di Little Richard, il magnifico blues bianco di Graveyard Train e la famosa Proud Mary, che ha dominato le classifiche dei singoli di quel periodo, sono diventate vere e proprie pietre miliari del rock.

Con Green River, arrivato nei negozi ad agosto, ecco un’altra magica serie di hits: la title track, il folk-rock di Bad Moon Morning, il blues di Commotion e la sbarazzina Lodi.

Infine, a novembre, ecco il terzo LP datato 1969, Willie & The Poor Boy, che contiene successi quali il progressive rock di Effigy, l’hard antimilitarista di Fortunate Son, Dowwn On The Corner e la cover-country Cotton Field.

A dimostrazione del fatto che il 1969 è stato un anno irripetibile per i CCR, c’è da aggiungere che il 16 agosto essi erano presenti sul palco del Festival di Woodstock.

Nel 1970 è stato registrato Cosmo’s Factory e anch’esso ha ottenuto un successo immediato, grazie alla melodica Who’ll Stop The Rain, allo scatenato rock’n roll di Travelin’Band, alla rabbiosa Up Around The Bend, a Lookin’ Out My Backdoor, agli oltre 11 minuti della cover di Norma Whitfield e Barrett Strong I Heard It Through The Grapevine e, la mia preferita in assoluto, Ramble Tamble.

A quel punto i CCR erano ormai diventati un fenomeno internazionale, nonché la band di primo piano del rock della West Coast. Insieme al successo però, sono arrivati anche i primi dissidi interni, più che altro dovuti al ruolo predominante di John Fogerty rispetto agli altri membri.

Un indizio della crisi lo si nota ascoltando Pendulum, album datato 1971 e decisamente inferiore ai predecessori, anche se vi trovano posto ottime tracce quali Pagan Baby, le brillanti Molina e Hey Tonight, la ballad (Wish I Could) Hideway, che presenta una breve intro di organo, la strumentale Rude Awakening e, soprattutto, il pop orecchiabile di Have You Ever Seen The Rain? metafora della guerra del Vietnam. Pendulum è l’unico LP dei CCR a non presentare neppure una cover.

Dopo questo disco, però, Tom Fogerty ha abbandonato e i CCR hanno proseguito come trio. Il sound purtroppo ne ha risentito, tanto che Live In Europe, documento del viaggio di settembre nel Vecchio Continente, presenta solo pallide versioni dei successi del gruppo.

John Fogerty ha pensato allora di regalare più spazio a Clifford e Cook, i quali hanno composto alcuni brani presenti sull’LP Mardi Gras, del 1972.
Il disco è mediocre. La canzone più bella è senza dubbio la ballad Someday Never Comes, scritta da Fogerty, mentre quelle a firma del bassista e del batterista, che si cimentano pure nel canto, non sono di quelle che rimarranno negli annali della musica.
La conseguenza è stata la fine dei Credence Clearwater Revival.

Negli anni seguenti i brani del gruppo hanno continuato ad allietare i fans, grazie alla presenza in numerose colonne sonore, a cover di altri artisti e ad una serie incredibile di antologie. Queste ultime hanno ottenuto tutte buoni responsi di vendite. Nel 1976, ad esempio, la raccolta Chronicle è diventata disco di platino, mentre dieci anni più tardi, il live postumo The Royal Albert Hall Concert si è guadagnato l’oro.

I Credence Clearwater Revival si sono riuniti una sola volta, nel 1980, in occasione del matrimonio di Tom Fogerty, mentre nel 1995 Cook e Clifford hanno formato i Credence Cleaerwater Revisited, con i quali hanno registrato un doppio album di successi dei vecchi Revival, intitolato Recollection.

5.00 avg. rating (94% score) - 2 votes

I commenti sono chiusi.