Pubblicato in: Elettronica, Pop

DEPECHE MODE, trent’anni di elettro-pop

di Roberto Sonego 6 ottobre 2010
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I Depeche Mode hanno fatto la storia della musica pop elettronica contemporanea ma, probabilmente, con un leader e cantante che non fosse stato Dave Gahan, la storia sarebbe stata diversa…

Sinceramente però non si può attribuire troppo della fortuna dei Depeche Mode solamente alla voce di Gahan; l’unione e la formazione che, dagli inizi è sempre stata quella, sono state il collante che ha fatto sì che album dopo album la stella del gruppo diventasse sempre più luminosa con il passar degli anni.

I Depeche Mode sono: David (Dave) Gahan/voce, Martin L.Gore/batteria, Andrew (Fletch) Fletcher/tastiere-basso. Agli inizi degli anni ’80 videro la luce dapprima Dreamin’ of Me e poi New Life, i primi due loro singoli che scalarono immediatamente la classifica UK. Poi uscirono con il primo long playing Speak and Spell che conteneva già il primo successo a livello planetario, quella I Just can’t get Enough con forte sapore disco. Anche adesso ascoltandola è praticamente impossibile non fischiettarla.

http://www.youtube.com/watch?v=Pwqd4v69Wt4

Anche il look dei Depeche cambiò con il passare degli anni e con la loro maturazione sia dal punto di vista musicale che puramente umano.

E di questa maturazione lo stile e la scrittura delle loro canzoni, con gli anni, ne trasse notevole giovamento. I Depeche Mode non hanno mai fatto attendere troppo i loro fans prima di ogni nuovo lavoro ed è per questo che, trascorso un anno da Speak and Spell venne pubblicato A Broken Frame, sotto la guida di Martin Gore come compositore.

Con l’entrata nel gruppo di un altro tastierista, Alan Wilder, il gruppo iniziò a prenderci gusto e, cavalcando il successo dei primi due lavori, sfornò, per quasi un decennio, album a ripetizione. In ordine vennero pubblicati: nel 1983 Construction Time Again, nel 1984 Some Great Reward, nel 1986 Black Celebration, nel 1987 Music for the Masses e nel 1990, appunto, Violator. Tutto questo ammasso di dischi non fu esclusivamente un esercizio professionale ma ogni lavoro conteneva una hit che, l’anno in cui veniva pubblicava, sfondava inevitabilmente. Alcuni esempi: Construction Time Again conteneva Everything Counts e Some Great Reward, invece, includeva People are People, canzoni indispensabili per chi vuole possedere la discografia dei Depeche.

http://www.youtube.com/watch?v=NSZKCjyo5I4

Tanto tempo è passato dalla nascita del gruppo inglese originario dell’Essex e tanto hanno cambiato. Fondamentalmente il tipo di musica ha avuto una sola grande virata, dalle scanzonate canzoncine al cupo elettropop e un filo pessimistico nei testi della maturazione. Una cosa però ha costituito il trait-d’union di tutta la loro carriera: il massiccio uso dell’elettronica.

Violator, il disco che aprì gli anni ’90 per i Depeche conteneva quel gioiellino di Personal Jesus rifatta poi meravigliosamente molti anni dopo da quel “genio del male” che risponde al nome di Marylin Manson. Da quel momento non li fermerà più nessuno. Sforneranno lavori bellissimi, ogni volta migliori di quelli precedenti.

Un disco fondamentale per la crescita musicale e per la popolarità fu, nel 1987, Music for the Masses, che conteneva nienepopodimeno che tre tra i più sempreverdi successi dei Depeche come Strangelove, Never let me down again e Behind the Wheel.

La pubblicazione, poi, del sovraccitato Black Celebration coincise con l’incupimento e l’esaltazione del lato dark di Dave Gahan e tutta la scrittura dei loro lavori.

Con Violator e l’inizio del nuovo decennio, i Depeche Mode regalarono al mondo quel capolavoro che, a personalissimo giudizio di chi scrive, rimane uno dei migliori pezzi ed uno dei punti più alti della loro carriera: la bellissima Enjoy the Silence ancora ascoltatissima e programmatissima dalle emittenti di mezzo mondo. Gli appassionati come me ricordano questo capolavoro anche per il video dove un Gahan vestito con un lunghissimo mantello rosso e una corona da re, con una brandina percorre chilometri per andare a godersi il tramonto in cima ad una montagna. Bizzarro ma fantastico!!

Dopo un decennio in cui uscirono cd a ritmo di uno all’anno, i Nostri iniziarono a rallentare le loro pubblicazioni e di conseguenza il successivo Songs of Faith and Devotion vide l’alba solo nel 1993. La svolta musicale di questo lavoro fu la drum machine che lasciò, almeno temporaneamente, il posto ad una vera batteria. Trattandosi dei Depeche, una scelta rischiosa e non poco coraggiosa. Ma, anche questa volta, vennero ripagati con lo stratosferico successo coadiuvato da Feel You e In Your Room. Questi ultimi due pezzi potrebbero essere inclusi in un ipotetico The Best of che rappresenti l’essenzialità del lavoro dei Depeche Mode.

Tutto questo coincise però con il peggior periodo dal punto di vista umano del gruppo con la depressione di Andy, la tossicodipendenza da Speedball di Dave e i reiterati litigi tra Martin e Alan. Mai i Depeche sono stati così vicini allo scioglimento anche in conseguenza dell’abbandono del gruppo da parte di Alan. Però… sospiro di sollievo… non accadde e, anzi, con le unghie rimasero più uniti che mai e pubblicarono, nel 1995, Ultra. Come fece il gruppo a rimanere unito, sinceramente, non me lo so spiegare, anche perché, nel maggio del 1996 Dave Gahan, in seguito ad un’overdose, fu dichiarato morto clinicamente per 3 minuti. Ripresosi però da questa terrificante esperienza, si riunì al gruppo e fece uscire, appunto, Ultra con il bellissimo Barrell of a Gun come main track del CD.

Friederich Nietzche diceva: ciò che non mi distrugge mi rende più forte. E probabilmente Dave Gahan ed i Depeche Mode hanno letto il famoso filosofo tedesco perchè proprio da questo periodo devastante che avrebbe segnato la vita e la carriera di qualunque gruppo musicale risalirono più forti ed uniti che mai.  L’aura di meraviglia e di misterioso fascino avrebbe continuato per parecchio a circondare i tre meravigliosi musicisti britannici che nel 1998 pubblicarono la prima raccolta di brani includendo l’inedita Only When I Loose Myself.

Exciter, del 2001, conteneva belle ma, a loro modo differenti, canzoni. Differenti in quanto non accostabili ad altri precedenti lavori dei Depeche.

Fu nel 2003 che Dave si prese una pausa tentando un’avventura come solista che vide l’apice nella pubblicazione di Paper Monsters mettendo, tra l’altro, in standby anche la discografia del gruppo e convincendo anche gli altri membri a dedicarsi a qualche lavoro personale. La ripresa avvenne qualche anno dopo con la pubblicazione di Playing the Angel che riportò i Depeche Mode in cima al mondo grazie anche al singolo Precious. Ad ascoltarli e a vedere il video sembra davvero che per loro il tempo non fosse mai passato. Bellissimo e con un Dave Gahan sempre in grado, sebbene con quell’alone di tristezza e mistero che ne hanno fatto un’icona musicale degli anni 80/90, di emozionare e di far provare sempre sensazioni fortissime.

Il 2006 fu l’anno della prima parte di una nuova raccolta di singoli che conteneva l’inedito Martyr e che precedeva di un anno il secondo album da solista di Dave, Hourglass.

Nel 2009 diedero alla luce il loro, attualmente, ultimo lavoro, Songs of the Universe con il singolo Wrong che, chiaramente, raggiunse rapidamente il primo posto in 20 paesi.

In questo ultimo anno i Depeche Mode si sono presi una bella pausa per dedicare tempo alle loro famiglie e staccare la spina.

Ma, come me, milioni di loro fan in tutto il mondo attendono con speranza, certezza e convinzione che prima o poi qualcuno quella spina la riattaccherà e i Depeche Mode ricominceranno a meravigliare. Restate in attesa e vedrete che prima o poi…

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