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I Saxon, segno indelebile nella storia dell’Heavy Metal

di Roberto Vanazzi 6 dicembre 2010
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La New Wave Of British Heavy Metal (NWOBHM) è una scuola musicale nata in Inghilterra sul finire degli anni ’70, che proponeva di rinverdire i fasti del vecchio hard rock (quello dei Deep Purple e dei Led Zeppelin, per intenderci) grazie a suoni potenti e allo stesso tempo semplici, spesso rubati al punk. Brani brevi e orecchiabili, caratterizzati da accordi composti di due suoni (tonica e dominante) chiamati power chords, numerosi assoli di chitarra e una particolare attenzione alla melodia. Tra i gruppi più famosi a promuovere questa nuova ondata di metallo pesante, c’erano Iron Maiden, Def Leppard e Saxon.

La nascita dei Saxon risale al 1977, a Barnsley, nello Yorkshire, quando il cantante Peter “Biff” Byford, i chitarristi Paul Quinn e Graham Oliver, il bassista Steve Dawson e Pete Gill alla batteria, hanno formato un gruppo chiamato Son Of The Bitch, presto cambiato nel meno problematico Saxon.

Due anni dopo la band ha realizzato l’omonimo album d’esordio. Anche se ancora acerbo, Saxon, è da considerarsi tra i primi prodotti della resurrezione dell’Heavy Metal. Vi si trovano brani nel futuro stile della band, quali Stallion Of The Highway e Judgement Day, e altri più melodici, come Rainbow Theme/ Fozen Day, carica di tensione emotiva.
La reputazione dei Saxon in patria è stata consolidata dagli show di supporto a Motörhead e Nazareth.

L’anno in cui il gruppo è definitivamente esploso è il 1980, quando Wheels Of Steel, spinto da singoli quali la stessa Wheels Of Steel, e 747 (Strangers In The Night), è entrato nei primi 5 posti della classifica inglese. Il disco, più duro rispetto al primo, è considerato un classico dell’Heavy Metal. Oltre alle canzoni citate, sono entrate nella leggenda anche la virulenta Motorcycle Man, la più melodica Suzie Hold On e See the Light Shining, dedicata a Eddie Clark dei Motörhead, gruppo che ha influenzato parecchio i Saxon di quel periodo.

Lo stesso anno è uscito anche un altro masterpiece del rock duro, Strong Arm Of The Law, il quale ha stabilito i Saxon ai vertici del movimento. Il disco si apre con l’inno metallaro Heavy Metal Thunder, seguito poi da canzoni veloci quali To Hell and Back Again, Strong Arm of the Law e 20,000 Ft., per chiudere con Dallas 1PM, dedicata all’attentato a John Kennedy.
Grazie al successo ottenuto con questi lavori, il gruppo è partito per il suo primo tour mondiale, che ha toccato anche il Giappone.

Nel 1981, mentre la band era in studio per registrare Denim & Leather, si è verificato il primo cambio nella line-up, con Nigel Glockler che ha occupato il posto di Pete Gill, sistematosi presso la corte di re Lemmy Kilmister nei Motörhead. Il disco, leggermente più melodioso rispetto a Strong Arm Of The Law, presenta come opening track la stupenda Princess Of The Night, uno dei miei brani preferiti nell’ambito Heavy Metal. Seguono a ruota altri classici quali Never Surrender, And The Band Played On e Denim & Leather, con uno sbarazzino coro finale da cantare all’unisono durante i concerti.

Il bellissimo live The Eagle Has Landed, registrato durante il tour europeo del 1982, è il lavoro che ha chiuso il primo capitolo del gruppo, certamente il migliore. Da quel punto in poi, infatti, i Sassoni hanno lanciato la loro offensiva verso la terra americana, introducendo nei brani una maggiore orecchiabilità, ma perdendo in compattezza, originalità e dinamismo.

Il primo lavoro in questione è uscito nel 1983 e s’intitola Power And The Glory. Forte di brani quali la title track, la velocissima This Town Rocks, l’epica The Eagles Has Landed e la tranquilla Nightmare, è riuscito nell’intento di entrare nel mercato statunitense. Nel tour che è seguito i Saxon hanno ignorato, non si sa se volutamente, la loro patria e ciò ha alienato di molto le simpatie del pubblico inglese.

Nel 1984 è stato rilasciato sul mercato Crusaders, un ulteriore passo avanti (o indietro, a seconda dei punti di vista) verso la commercializzazione del sound. I fans sono rimasti parecchio delusi dai brani orecchiabili e dalla produzione troppo pulita di questo lavoro e hanno, in pratica, dato inizio al declino della fama del gruppo. Il cambio di rotta dei Saxon va visto anche nell’ottica del periodo musicale che si stava vivendo: la NWOBHM, infatti, aveva esaurito la sua spinta e i gruppi si stavano muovendo nella direzione intrapresa da Byford e soci, come ad esempio i Def Leppard, che hanno ottenuto proprio allora grande successo con Pyromenia. Nonostante tutto Crusaders è riuscito a vendere 2 milioni di copie. Il brano di punta è sicuramente la title track, dall’andamento epico e cupo, che richiama vagamente il doom metal.

Nel 1985, a seguito di contrasti con la Carrere, la band ha cambiato casa discografica e ha firmato per la EMI, con la quale ha subito registrato Innocence Is No Excuse. Nel disco il gruppo ha finalmente trovato la credibilità che cercava nell’ambito di un rock più melodico di stampo americano, abbandonando però per sempre l’infuocato Heavy Metal degli esordi, sul quale era stata forgiata la loro fortuna. Il lavoro, anche se oltraggiato dai vecchi fans, è di buona levatura. I suoni sono “radiofonici” e limpidi. I pezzi più belli sono Rockin’Again, Rock’n’Roll Gipsy e l’intensa ballad Broken Heroes.

A quel punto il bassista Steve Dawson è uscito dal gruppo. Al suo posto è arrivato Paul Johnson, anche se nel nuovo disco, Rock The Nations, il basso è stato suonato da Byford. Sebbene vi sia un tenue tentativo di tornare al rock più duro, il disco ha funzionato male in quanto a vendite, colpa di un suono stanco e ripetitivo. Da notare la presenza in qualità di ospite d’onore addirittura di Elton John (che con l’Heavy Metal centra come i cavoli a merenda), che suona il piano in un paio di brani: Party til You Puke e Northern Lady. Giusto per citare i pezzi migliori, direi Rock The Nations, Battle Cry e You Ain’t No Angel.

Nel 1988 è arrivato nei negozi il deludente Destiny, con un sound più vicino all’AOR che al metal, come dimostra il singolo Ride Like The Wind, cover del cantante pop americano Christopher Cross.

Scaricati dalla EMI a causa degli scarsi successi ottenuti, i Saxon hanno deciso di prendersi un periodo di pausa per riordinare le idee. Nel frattempo, per non cadere totalmente nel dimenticatoio, hanno registrato il secondo disco dal vivo, Rock’N’Roll Gypsies, dove ha esordito il nuovo bassista, l’ottimo Tim “Nibbs” Carter.

Proprio Carter ha portato un buon apporto nella composizione dei brani del decimo album da studio, Solid Ball Of Rock, rilasciato nel 1990 con la nuova etichetta Virgin. Esso ha riportato il gruppo verso sonorità più hard e meno commerciali. Requiem (We Will Remember), piena di pathos, la potente Baptism of Fire, la melodica Overture in B-Minor/Refugee e, naturalmente, la title track, sono i pezzi più belli del disco migliore dai tempi di Power And The Glory.

Purtroppo, il successivo Forever Free, datato 1992, non ha mantenuto le promesse e la band inglese ha compiuto ancora un passo indietro, tornando ai livelli non proprio elevati di dischi quali Rock The Nations e Destiny.

Dopo un’attesa durata tre anni, ecco arrivare Dogs Of War, senz’altro meglio del precedente, grazie anche alla bella title track e altri brani come Demolition Alley, Burning Wheels e The Great White Buffalo. Il discreto successo dell’album non ha però fermato Graham Oliver, il quale ha consegnato le proprie dimissioni. Il fondatore dei Saxon, sostituito da Dough Scarrat poco prima della tournée di sostegno a Dogs Of War, ha fatto rinascere i Son Of The Bitch.

Nel 1996 i Saxon hanno rilasciato The Eagles Has Landed parte II. Si tratta di un doppio CD, naturalmente dal vivo, registrato in Germania durante il tour di Dogs Of War. Esso non si avvicina minimamente alla carica e all’energia del suo omonimo del 1982, colpa forse dei brani, tutti estrapolati dagli album più “americanizzati”, a parte Denim & Leather.

C’è da dire che, nonostante non siano più riusciti a ripetere il successo d’inizio carriera, i Saxon hanno cavalcato l’onda arrivando tra alti e bassi sino ai nostri giorni, registrando un disco ogni due anni. Il tredicesimo da studio è uscito nel 1997 ed è stato intitolato Unleashed The Beast, dove troviamo per la prima volta Scarrat nel difficile compito di sostituire un chitarrista carismatico come Oliver.

Nel 1999 è la volta di Metalhead, dove a debuttare è stato il batterista tedesco Fritz Randow al posto di Glocker, che ha lasciato per motivi legati alla salute. Il lavoro presenta alcuni brani veloci, prossimi al Thrash, ad esempio Conquistador e All Guns Blazing, ad altri più vicini al Power Metal, come Metalhead. Con questo disco la band di Barnesley è tornata finalmente a camminare sulla vecchia strada fatta di metallo pesante.

Un’attesa di due anni, ed ecco approdare nei negozi un altro capitolo della saga dei Saxon: Killing Ground. Non c’è molto da segnalare in questo disco, se non l’inserimento nella track list di The Court Of the Crimson King, cover dei King Crimson, i sovrani assoluti del progressive rock dei primi anni ’70. Si tratta, però, di una versione più breve, come dimostra anche il fatto che nel titolo è stato tolto l’articolo “The”.

Il 2004 è stato l’anno di Lionheart, con l’ex Stratovarius Jörg Michael a sostituire Randow dietro le pelli: un tedesco per un tedesco. La title track, ispirata al sovrano inglese Riccardo Cuor di Leone (Richard Lionheart) e Beyond the Grave sono decisamente i brani più belli di un disco che nulla aggiunge e nulla toglie rispetto agli ultimi lavori.

Due anni più tardi è arrivata la terza parte della saga di The Eagles Has Landed, ancora un doppio live, che ha segnato il ritorno di Nigel Glokler nel gruppo a sette anni di distanza dalla sua uscita.

Nel 2007 è stato rilasciato The Inner Sanctum, un buon album, probabilmente il migliore da qualche tempo a questa parte, forte di brani quali If I Was You, gli 8 minuti dell’epica Actila The Umn, , Red Star Falling e I’ve Got to Rock (to Stay Alive), che vede la partecipazione, tra gli altri, di Lemmy Kilmister.

Il diciottesimo, e fin’ora ultimo disco da studio dei Saxon è Into The Labyrinth, uscito nel 2009 a seguito del buon singolo Live To Rock. Da segnalare anche Coming Home, versione acustica del brano già presente su Killing Ground.

In questo momento i Saxon sono i studio per registrare il nuovo album, che dovrebbe uscire nel 2011.

La lunghissima e prolifica carriera dei Saxon può essere divisi in due parti ben distinte. La prima, quella che va dall’esordio sino alla pubblicazione di Power And The Glory, li ha visti esibire un Heavy Metal puro, che li ha collocati tra i maestri indiscussi del genere. La seconda, da Crusaders ai giorni nostri, presenta un sound meno violento, più orecchiabile e commerciale, anche se con le ultime uscite le loro canzoni sono tornate a essere un po’ più pesanti. Non sta a me dire quale delle due sia meglio; questo spetta solo all’orecchio di chi ascolta. In entrambi i casi, però, ci troviamo di fronte ad un gruppo tra i più amati di tutti i tempi. Byford e compagni sono sempre stati tosti, qualunque cosa abbiano suonato, e la loro musica ha lasciato un segno indelebile sulla difficile strada del rock e nei cuori dei molti fans che ancora oggi li amano.

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