Scrivere di Jackson Browne non è facile. Capiamoci, potrei elencare i lavori, le collaborazioni o i premi che nella sua lunga carriera ha ricevuto ma sarebbe troppo facile e semplicistico. Il difficile inizia quando si raccontano le emozioni e le sensazioni che si provano ad ascoltare una qualunque canzone di uno dei più influenti singer degli anni 60/70.
Anagraficamente Jackson Browne nasce in Germania ma si trasferisce immediatamente negli States dove inzia la sua carriera alla grande firmando le canzoni d’esordio prima degli Eagles e poi di Tim Buckley per citarne alcuni.
Anche all’esordio, le collaborazioni furono subito molto importanti (David Crosby, così per gradire….). Dopo il suo primo CD partì in tour con Joni Mitchell e gli Eagles. Pochi sanno che il primo successo degli Eagles “Take it Easy” lo aveva scritto Browne per sé stesso. A quel tempo Glenn Frey, leader degli Eagles e vicino di casa di Browne ascoltò Jackson mentre provava il pezzo e se ne innamorò perdutamente. Chiese a Browne “Posso averlo?” e ne ebbe in risposta “Beh, perchè no?”, dopo di che il pezzo venne riarrangiato dagli Eagles e fu il lancio di una delle più grandi bands della musica americana di sempre.
In “for everyman” del 1973 Browne inserì la propria versione del pezzo. L’anno dopo vide la luce “late for the sky” da molti ritenuto il suo miglior lavoro. Una lunga pausa precedette l’uscita, nel 1976, di “the pretender” influenzato nei testi dalla morte della moglie Phillys.
Il 1977 fu l’anno del suo capolavoro quel “running on empty” album live che, a detta di chi vi scrive, rimane il migliore.
In questo cd è presente anche quella “the road” riarrangiata da Ron e tradotta in “una città per cantare“.
Il famosissimo rock singer Bruce Springsteen, a titolo di curiosità, rimase talmente folgorato dalla title track di quell’album da utilizzarla per anni per la chiusura di tutti i suoi concerti…
Una inevitabile virata verso il commerciale avvenne agli inizi degli anni 80 con la pubblicazione di “hold out” mantenendo sempre però quell’impegno ambientalista e pacifista che aveva sempre caratterizzato tutti i suoi testi.
http://www.youtube.com/watch?v=3nrGrP8xBg0
Al termine dell’ennesima pausa esce nel 1986 “lives in the balance” che ebbe, nei suoi testi, una virata più politica nella protesta verso il governo reaganiano.
“World in motion”, l’album successivo fu considerato come l’unica mezza stecca di una carriera imparagonabile. Seppur diradando le sue uscite discografiche nel 1993 Browne alzò la testa come ai vecchi tempi con l’album “I’m alive” tornando ad emozionare come agli esordi sebbene con testi malinconici anche per la separazione dalla compagna l’attrice Daryl Hannah. A seguito di “Looking east” del 1996 uscì una sua antologia e, a pieno merito, fu introdotto da un’emozionato Bruce Springsteen nella Rock’n’roll Hall of Fame.
Nel 2005 uscì il primo vero live “solo acoustic vol.1” seguito da “time the conqueror” attualmente il suo ultimo lavoro.
Come considerazione personale mi permetto di dire che sono trascorsi quarant’anni, a Jackson Browne è cresciuta la barba e molte rughe che gli solcano il viso ma, chiudendo gli occhi e viaggiando con la fantasia, l’unica voce e l’unica musica con la quale riesco davvero ad andare molto, molto lontano è ancora la sua.
Grazie grande vecchio!