I Beatles: il più grande evento musicale di tutti i tempi
Una famosa canzone degli Stadio di qualche anno fa recitava “Chiedi chi erano i Beatles.”. Io sono sicuro che non ce ne sia bisogno, perché tutti li conoscono, anche chi è nato molti anni dopo il loro scioglimento. Tutti sanno i nomi dei favolosi quattro di Liverpool e se domandate a qualcuno di citare almeno 10 canzoni di questo gruppo nessuno si esimerà dal farlo. Dei Beatles si è scritto tutto, ogni loro segreto è stato sviscerato, ogni brano fatto a pezzi, studiato e ricomposto, dietrologie e “dentrologie”. John, Paul, George e Ringo, quattro come gli evangelisti, come i cavalieri dell’Apocalisse, quattro leggende che hanno inventato la musica com’è oggi, il look quale catalizzatore di successo e l’isteria di massa, regalando al mondo colori e suoni come nessuno aveva fatto prima di loro, e ancora oggi sono più vividi che mai. I Beatles: fenomeno musicale, fenomeno commerciale, fenomeno sociale e culturale. Fenomeno e basta.
Nel 1956 il sedicenne John Winston Lennon ha creato il suo primo gruppo coinvolgendo alcuni compagni di scuola e l’ha chiamato Quarrymen. Lo stesso anno è entrato a farne parte James Paul McCartney, mentre nel 1958 ha iniziato ha collaborare anche George Harrison. Due anni più tardi è cambiato il nome in Silver Beatles e sono arrivati altri due elementi, il bassista scozzese Stuart Suttcliffe e il batterista Pete Best. Il primo ha lasciato subito per seguire la sua vera passione, la pittura, così il basso è passato nelle mani di McCartney. Purtroppo Suttcliffe è morto giovanissimo per un aneurisma al cervello, nel 1962.
Nell’estate del 1960 i quattro, con il nome di Beatles (una miscela di Beat, nel senso del genere musicale, e Beetles, coleotteri), si sono trasferiti ad Amburgo, dove hanno suonato in alcuni locali a luci rosse, tanto per sbarcare il lunario. Sempre in Germania, insieme al cantante Tony Sheridan, è avvenuto il loro debutto discografico, con il nome di Tony Sheridan And The Beat Brothers.
Tornati in patria, nell’autunno del 1961 il venditore di dischi Brian Epstein ha deciso di diventare il loro manager e ha organizzato un provino con la Decca. Il 1° gennaio 1962, Lennon, McCartney Harrison e Best hanno eseguito 15 brani (3 soli originali) negli studi londinesi della casa discografica. Il loro sound è stato giudicato “vecchio e poco promettente” e ha lasciato indifferenti i responsabili della compagnia. Epstein non si è dato per vinto e dopo avere provato con altre etichette è approdato alla Parlophone (sussidiaria della EMI), dove ha trovato attenzione da parte del giovane produttore George Martin. È stato quest’ultimo a suggerire un cambio nella formazione: fuori Best e dentro Richard Starkey, in arte Ringo Starr.
Non è però Ringo, ma il session man Andy White a suonare la batteria nel primo singolo ufficiale dei Beatles, Love Me Do / P.S. I Love You, uscito nel settembre del 1962. Il lavoro non ha suscitato grosso scalpore e non è andato oltre la cerchia del Cavern, il locale di Liverpool che era la base dei quattro ragazzi.
Con il secondo 45 giri, Please, Please Me / Ask Me Why, uscito nel gennaio 1963, è avvenuto l’inaspettato. I Beatles sono balzati prepotentemente in testa alle classifiche inglesi, imponendo non solo la loro musica fresca e trascinante, ma un modello di vestire, portare i capelli e di comportamento, indicando così un nuovo modo di essere giovani. Da quel momento i quattro non hanno sbagliato più un colpo, trasformandosi di punto in bianco in una spettacolare macchina di successo e diventando il più grande evento della musica giovanile di tutti i tempi.
A Please, Please Me è succeduto l’album omonimo, debutto a 33 giri dei Beatles. Oltre ai singoli realizzati sino a quel momento, Love Me Do, P.S. I Love You, Please Please Me e Ask Me Why, sull’album sono presenti altri pezzi firmati Lennon-McCartney, come I Saw Her Standing There e Do You Want to Know a Secret, cantato da Harrison, e alcuni scritti da altri autori, tra le quali spicca Twist And Shout di Phil Medley e Bert Russell.
She Loves You, From Me To You e I Want To Hold Your Hand, tutti singoli datati 1963, sono altri mattoni che hanno formato quel favoloso edificio chiamato “Beatlemania”. Le vendite parlavano di “milioni di copie”, l’attenzione dei media era diventata ossessiva. Tutti nel mondo si atteggiavano come i quattro ragazzi d’oro, e una massa sempre più grande di fans (soprattutto di sesso femminile) seguiva le loro esibizioni, sottolineando ogni nota con urla, pianti e assalti al palco.
Il successo era già talmente elevato che il secondo album, With The Beatles, sempre del 1963, non ha avuto bisogno di alcun singolo per essere lanciato. Come il precedente, anche in questo caso il lavoro è composto per metà da brani originali e per metà da cover. Tra i primi sono da ricordare It Wont’ Be Long, All My Loving, I Wanna Be Your Man e Don’t Bother Me, primo pezzo scritto da Harrison.
Anche gli Stati Uniti, che all’inizio avevano snobbato la nuova tendenza beat arrivata da oltreoceano, a un certo punto si sono arresi. Nel 1964 i Beatles sono stati invitati al famoso Ed Sullivan Show e questo ha fatto si che le prime cinque prime posizioni della classifica di Bilboard del 31 marzo fossero occupate da altrettanti loro brani.
Altri tour di quel periodo hanno toccato Europa, Asia e Australia. In alcune date un Ringo Starr sofferente di tonsillite è stato rimpiazzato da Jimmy Nicol.
Tanto per consolidare la loro fama i Fab Four sono apparsi, tra la fine del 1964 e l’inizio dell’anno seguente, in un paio di pellicole: A Hard Days Night e Help! Diretti entrambi da Richard Lester, i film sono uno spaccato del costume giovanile e musicale di quel periodo. I Beatles hanno approfittato delle colonne sonore per lanciare altri hits: Can’t Buy Me Love, A Hard Days Night, You Can’t Do That, Things We Said Today, And I Love Her, I Should Have Know Better e I’ll Be Back sul primo. Help, Ticket To Ride, Tell Me What You See, You’re Going To Lose That Girl, You’ve Got to Hide Your Love Away, I’Ve Just Seen A Face e, soprattutto, Yesterday (brano tanto triste quanto famoso, che dipana la sua melodia tra violini e violoncelli sopra una chitarra acustica e la voce melensa di Paul) su Help!
Tra questi due lavori è stato realizzato, nel dicembre 1964, Beatles For Sale, forse il 33 giri meno interessante dei Beatles, anche se sono presenti capolavori quali Eight Days A Week, I’ll Follow The Sun, Every Little Thing e No Reply.
Nel 1965 numerosi, frenetici concerti in tutto il mondo hanno espanso ancora di più il pianeta Beatles. Il gruppo è atterrato anche in Italia, per la prima e ultima volta, con date a Milano, Roma e Genova (due esibizioni per città, una al pomeriggio e una alla sera, di circa mezz’ora l’una). A giugno dello stesso anno la Regina d’Inghilterra ha ricevuto John, Paul, George e Ringo a Buckingham Palace e ha conferito loro l’alta onorificenza dell’impero britannico. Il fatto ha suscitato parecchio scalpore. Alcuni baronetti hanno restituito il loro titolo e molti fans hanno riportato nei negozi i dischi del gruppo.
Si tratta comunque del momento di massimo splendore per il quartetto di Liverpool, ma anche il periodo in cui sono nate le prime tensioni sotterranee. Nell’estate 1966 Lennon, nel corso di un’intervista, ha dichiarato “I Beatles sono più famosi di Gesù Cristo”, causando scalpore e censure, con tanto di dischi bruciati in piazza dagli integralisti cristiani. Il tour americano in programma per quell’estate è rimasto incerto sino all’ultimo, per poi svolgersi e culminare il 29 agosto a San Francisco. È stato comunque quello l’ultimo concerto negli Stati Uniti dei Beatles.
Da quel momento i Fab Four hanno assunto un nuovo aspetto, sia per quando riguarda lo stile musicale, sia per l’impegno culturale. I loro testi sono diventati più profondi, mentre il look si è trasformato da misurati ragazzi acqua e sapone a uomini con barbe e capelli lunghi, dediti agli eccessi e alla droga. Da un punto di vista prettamente musicale i quattro hanno iniziato a curare i propri lavori in maniera molto più meticolosa, avvalendosi delle più moderne tecnologie e sondando nuove forme di espressione anche attraverso strumenti mai usati in precedenza.
L’album Rubber Soul è il primo della serie. Nella bellissima Norwegian Wood, ad esempio, Harrison si è appropriato del sitar indiano, rivelando quell’amore per l’oriente che esploderà più avanti. Il disco ha messo in luce un notevole salto di qualità nella produzione beatlesiana e ha regalato perle del calibro della sbarazzina Drive My Car, delle delicate Girl (la canzone del sospiro scritta da Lennon) e Michelle (opera di Paul con ritornello in francese), di I’m Lookin Through You, Nowhere Man e In My Life.
Assieme a Rubber Soul è stato rilasciato anche il 45 giri We Can’t Work It Out / Day Tripper, il primo della storia a proporre due lati A, a significare il fatto che entrambi i pezzi erano di pari livello.
Revolver, del 1966, è un lavoro ancora più vario, sperimentale e articolato. Non più la canzonetta orecchiabile che parla di amore, ma un brano per quartetto d’archi quale Eleanor Rigby, una storia di solitudini. Revolver è forse il disco più bello dei Beatles. Oltre a Eleanor Rigby fanno sfoggio di se canzoni quali l’intensa Here, There and Everywhere, For No One, una ballata con tanto di corno francese, I’m Only Sleeping, i due pezzi di Harrison, Taxman e Love You To, sino alla famosissima melodia di Yellow Submarine, cantata da Ringo Starr.
La leggenda continua nel prossimo articolo…
ciao a tuttisono l’autore degli esrceizi respiratori con la musicaDato che c’e8 stato un disguido tecnico, per poter scaricare gli esrceizie avere il file da masterizzare o mettere in chiavetta per l’ultilizzo lontano dal computer, vi consiglio di:1)copiare il testo che trovate qui sopra all’interno della tesina di Valdo2 )incollarlo su un’e-mail che reinvierete a voi medesimi3)una volta ricevuta, aprirla – tasto destro sul link, che ora funzionere04) > tasto destro > salva documento5) lo ritroverete nella cartella download del browserBUONA SCORPACCIATA DI ENERGIA!scrivetemi se avete problemi o volete consiglizizzadolfo@libero.itciao