Pubblicato in: Rock e Punk

Il rock senza tempo dei R.E.M.

di Roberto Sonego 22 agosto 2011
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Trentun anni sono passati, trentun anni ed ancora i R.E.M. suonano come dei ragazzini un rock ruvido, pieno di energia e con ancora l’entusiasmo degli esordi.

Per i pochi che non conoscessero ancora il significato del nome dico solo che è semplicemente la sigla inglese (Rapid Eye Movement) che contraddistingue la fase del sonno profondo in cui sopraggiungono, appunto i sogni.

Dal punto di vista musicale la vera meraviglia di una tale longevità sta, a parer mio, nella semplice coesione all’interno del gruppo che ha fatto sì che per più di trent’anni la formazione sia sempre stata la stessa senza avvicendamento alcuno.

Altra importantissima freccia all’arco del gruppo è stato Michael Stipe che con quella voce particolarissima, un pò stridula, e quell’energia, che tutt’ora fa invidia alla maggior parte dei gruppi in circolazione, è diventato una vera icona della musica rock di un bel pò di anni e generazioni. Forse non avrò mai questo privilegio e probabilmente non saprò mai cosa si provi a vedere i R.E.M. dal vivo ma ci proverò sempre e rimarrà sempre uno dei miei sogni musicali riposti nel cassetto.

Il gruppo nacque dalla passione per la musica di quattro studenti dell’università di Athens (Georgia, Usa): Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry.

I Rem si sono sempre distinti per vari motivi: preponderante uso della voce solista, look sempre alternativo ed un attivismo sociale mai dimenticato con gli anni. Dopo un’inevitabile gavetta nel 1981 composero Radio Free Europe, un pezzo che ovviamente non passò inosservato ed ottenne subito un gran successo anche se, in gran parte, grazie alle radio universitarie americane.

Fu la indipendente IRS che non si lasciò scappare l’occasione e, intuite le potenzialità del gruppo, lo mise sotto contratto facendo loro pubblicare il primo lavoro, Chronic Town del 1982. L’album ottenne un buon successo ma fu solo nell’anno successivo che si verificò il boom con la pubblicazione di Murmur. Tanto per rendere l’idea, la rivista Rolling Stone tributò all’album il titolo di miglior lavoro dell’anno…ed era l’anno di Thriller di Michael Jackson!!!

Con Murmur iniziarono anche le prime apparizioni pubbliche come quella celeberrima al David Letterman Late Night del 1983. Anche se la formazione, come già precedentemente accennato, non ebbe mai grandi scossoni, dal punto di vista del produttore dei vari lavori si alternarono in molti. Per il successivo lavoro, Reckoning del 1984, venne programmato anche il primo tour. L’album fu una dimostrazione di come l’immediatezza e la spontaneità sarebbero state il veicolo principale per la stesura di tutti i loro lavori. In dodici giorni il lavoro era pronto! Ho qualcosa da dire/cantare/suonare? Ecco fatto!

Sempre rimanendo in tema di produttori un avvicendamento avvenne per il successivo Fables of  The Reconstruction (1985). La problematica lavorazione dell’album portò la band vicina allo scioglimento. Quel lavoro fu il successo assoluto per la IRS con il record di vendite per la casa produttrice.

La scelta dell’impegno politico/sociale inizierà a delinearsi con la stesura dei testi del successivo Lifes Reach Pageant uscito un anno più tardi. Ma la vera maturazione e relativa esplosione agli occhi di tutti avvenne con Document del 1987 con la celeberrima e straordinaria It’s the end of the Word as we know it (and i feel fine) nota in Italia per essere stata ripresa in seguito da Ligabue con il titolo A che ora è la fine del mondo?

Vedete, potrebbe sembrare un’impresa parlare, scrivere, esprimersi a proposito di un gruppo che in trent’anni di carriera ha pubblicato qualcosa come un album all’anno circa per un totale di 26 dischi ma quando quel gruppo è talmente speciale che ti dà modo di raccontare qualcosa di bello ad ognuno, beh, è facile, estremamente facile. Non c’è mai stata la sensazione, comune in tanti gruppi, di essere davanti ad un album pubblicato senza nulla da dire solo per far soldi. Ed è proprio questa necessità di comunicare sempre qualcosa che i Rem sono diventati uno dei gruppi storici nel panorama del rock americano.

In questo momento la popolarità dei Rem, almeno a livello europeo sta davvero raggiungendo livelli impensati così come impensabile sarebbe poter continuare, per il gruppo, a rimanere al servizio di un’etichetta indipendente per cui il successivo Green del 1988 vide la luce sotto la potente ala della Warner. Orange Crush e Stand sono solo un esempio della perfezione che stavano raggiungendo i Rem con la maturazione di suoni, testi e voce. E in quest’album come nei successivi la prepotente energia che sprigionava Michael Stipe diventò un vero e proprio marchio di fabbrica ed il segnale che il gruppo avrebbe veramente raggiunto livelli che raramente si sono visti nella storia della musica.

Con l’album successivo venne aggiunta altra carne al fuocoal lavoro dei Rem che portò  una vena pop nella loro musicalità e la scoperta di poter riuscire anche a scrivere canzoni d’amore rasentando la perfezione in un ambito che non era propriamente loro fino a quel momento. Losing My Religion fu una canzone contenuta in quel meraviglioso Out of Time che ancor oggi e probabimente per parecchi anni a venire era e rimarrà un esempio dei livelli qualitativi ai quali stavano abituando i loro fans. E quindici milioni di copie non mentono! Dimenticavo: oltre all’impegno sociale, alle canzoni d’amore ora i Rem scoprono anche il disincanto e il divertimento nello scrivere canzoni come Shiny Happy People anch’essa presente in quell’album. A molti al primo ascolto potrebbe sembrare di ascoltare una canzonetta come se ne sentono a bizzeffe soprattutto in tempi come quello attuale nei quali l’inventiva e la fantasia latitano. La differenza era fondamentale, però: dopo un paio d’ascolti delle canzoncine di adesso ci si ritrova a dire: uff, che palle, tutto qui? Sfido chiunque a stufarsi di ascoltare una canzone come Shiny Happy People. Io non ci sono ancora riuscito…

…viene davvero voglia di sentirsi in pace con il mondo!

Con cifre di vendite a sei zeri sembra francamente impossibile poter pensare di salire ancora. Ma non se si parla di un gruppo che ha segnato un solco indelebile e continua a farlo nella musica mondiale.

Automatic for the People: 18.000.000 di album venduti.

Scritta in numeri una cifra del genere fa ancora più effetto, no? Un’infinità! Ma si parla di un album che conteneva un capolavoro di sensibilità come Man on the Moon dedicata al comico americano Andy Kaufman. Tutto l’album fu dedicato alla memoria di River Phoenix ottimo attore americano amico di Stipe, morto per overdose.

River Phoenix

Però i Rem non erano nati per stupire il mondo con la loro sensibilità! Ed il successivo Monster ne fu la prova. Duro, ruvido e cattivo come non ne avevano mai fatti prima. Stupì un pò tutti. Alcuni pensarono che non a caso Monster uscì in contemporanea con l’esplosione del grunge, il ruvido genere musicare che aveva come portabandiera gruppi come Nirvana e Pearl Jam. Nemmeno a farlo apposta, in effetti, i rapporti tra Stipe e Kurt Cobain, già ottimi, ebbero una brusca svolta con la morte del secondo per suicidio durante proprio le lavorazioni di Monster.

Ma i Rem stupiscono anche perchè non sono mai stati lineari e non hanno mai fatto due album di seguito nemmeno simili l’uno all’altro. Avete presente le montagne russe? Dopo un pò di spaventi, di salite, discese mozzafiato e di sottosopra si arriva al punto di partenza e nel secondo giro inevitabilmente la paura cala, lo spavento è un pò più lieve e si sa già più o meno quando aspettarsi i punti critici, i punti in cui avere veramente paura. E, ovviamente, se ne ha di meno. Ecco, provate ora ad immaginarvi un rollercoaster (le montagne russe americane) che hanno un’inizio ma non una fine, nelle quali ogni salita ed ogni precipitosa discesa è completamente diversa dalla precedente, dove non fai a tempo a preparartici che arrivano come un pugno allo stomaco. I Rem sono proprio questo, una continua sorpresa, un cambio repentino di stile, di proposte musicali. Ed è una delle cose che li rendono così grandi. Sai che uscirà il prossimo dei Rem e ti freghi le mani perchè non hai idea di cosa ti aspetta ma sai che sarà terribilmente bello ed inatteso…

Nel gran calderone di New Adventures in Hi-Fi, finiranno difatti folk, country e blues tre generi talmente diversi da far sospettare che ci si possa aspettare il primo fiasco. Ma nemmeno per sogno! Ovunque tocchino, come re Mida, il tutto si trasforma in oro, in musica straordinaria. Purtroppo però un episodio nefasto accompagnerà la preparazione del disco. Durante un concerto del Monster Tour il batterista Bill Berry viene colto da malore che, si scoprirà in  seguito, è stato causato da un aneurisma cerebrale il che, ovviamente, lo vedrà costretto ad abbandonare la band. Ed ovviamente, non verrà sostituito. Significativa la frase che pronunciò Stipe: “un cane con tre zampe è pur sempre un cane”.

Nel 1998 è la volta di Up nuovo lavoro del gruppo e primo, appunto, con la formazione senza Berry. Un bel disco anche se non di impatto immediato come i precedenti. Da ricordare Lotus.

Non molto nelle sonorità dei Rem cambierà con l’uscita del successivo Reveal. Canzoni meno violente e ruvide, suoni più puliti e tante tastiere nel nuovo lavoro che conterrà anche quel piccolo gioiello che il sottoscritto descrive in Imitation of Life. Niente di nuovissimo per carità ma quando una canzone ti dà delle sensazioni belle è una bella canzone. Mi scusino i lettori per la banalità ma è proprio questo il caso di sfoderare il classico detto: non è bello ciò che è bello ma ciò che piace…

Questo è anche il periodo più politico dei Rem ed il periodo in cui scriveranno Man on the Moon, la canzone principale della colonna sonora per l’omonimo film di Milos Forman con Jim Carrey. Inevitabilmente arriva anche per i Rem la prima raccolta dal titolo In Time-The Best of Rem: 1988/2003 con la presenza di due inediti come Bad Day e Animal.

Around the Sun sarà il passo successivo. Disco inconsueto nel senso che al ritmo incalzante lascia spazio, come sovraccitato, l’impegno politico e la ricerca nei testi. Il periodo politico, come dicevo, ha il suo apice nella partecipazione con altre stars al tour che accompagna la campagna del candidato John Kerry con compagni di viaggio quali Bruce Springsteen, Jackson Browne, Ben Harper e i Pearl Jam.

L’uscita del The Best of è più o meno concomitante con un’altra raccolta, stavolta limitata agli anni della I.R.S. Di pari passo con l’impegno politico avanza anche, però, l’impegno sociale con la pubblicazione di #9 dream cover di John Lennon in onore di una raccolta di fondi per le vittime del Darfour. Il tutto in attesa del nuovo disco che, come sempre, non si farà aspettare molto.

Supernatural Superserious è il singolo che farà da apripista al nuovo disco, Accelerate, un ritorno alla velocità, a quel rock puro e senza fronzoli, quello al quale tutti eravamo un pò abituati dai Rem e che mancava da qualche lavoro.

Il tour mondiale precede di qualche anno il loro ultimo lavoro, Collapse into Now datato 2010 che, come da abitudine per il gruppo, sta ancora mietendo successi radiofonici e di pubblico. Ora, da un gruppo che da trent’anni centra il bersaglio ci si aspetta che vada avanti ancora molto continuando a deliziare coloro che come me non smetteranno di ascoltare Stipe, Buck e Mills suonare e scatenarsi in un rock come agli esordi quando erano solo una college band ed avevano una sola parola d’ordine: ROCK!!!

Il sito ufficiale dei Rem

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