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Crosby, Stills, Nash e Young: i cavalieri del folk-rock

di Roberto Vanazzi 29 novembre 2011
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Non è facile descrivere in poche righe quello che i CSN&Y hanno saputo regalare al mondo della musica. Il genio di Neil Young, la saggezza di David Crosby, l’eclettismo di Stephen Stills, la spontaneità di Graham Nash si sono uniti in un incontro ammaliante e molto intenso. Sin dal loro esordio, all’inizio degli anni ’70, i quattro cavalieri del folk sono stati le figure della West Coast Music più emblematiche ed apprezzate: quattro apostoli che con parole semplici hanno tentato di risolvere problemi immensi.

David Crosby aveva fondato i Byrds, per poi abbandonarli nel 1967 a seguito di dispute con l’altro leader del gruppo, Roger McGuinn. L’anno seguente ha prodotto il primo album di Joni Mitchell, quindi ha iniziato a comporre materiale per un suo lavoro solista. È stato allora che ha ricevuto la chiamata da parte dei Buffalo Springfield  per sostituire momentaneamente Neil Young sul palco di Monterey. Poco dopo gli stessi Springfield si sono sciolti e Crosby, che aveva legato con Stephen Stills, ha chiesto a quest’ultimo di esibirsi come duo per alcune serate informali. A essi si è aggregato presto l’inglese Graham Nash, che in patria aveva creato gli Hollies, uno dei maggiori gruppi dell’ondata beat anni ’60, e che ultimamente bazzicava la California.

Nel 1969 i tre, messi sotto contratto dalla Atlantic, hanno registrato l’album Crosby, Stills & Nash. Il disco, con il suo folk acustico e molto vocale, è una sorta di raccolta di varie esperienze musicali, un affresco che riproduce un’America in equilibrio tra sogni di pace e proteste nei campus. Di Nash sono l’allegra Marrakesh Express, una canzone rifiutata in precedenza dagli Hollies, la psichedelica Pre-Road Downs e la dolce Lady On The Island. Stills ha composto la lunga suite Judy Blue Eyes, dedicata alla cantante Judy Collins, la sbarazzina You Don’t Have To Cry e la stupenda 49 Bye Bye. Dal canto suo Crosby ha regalato la tenera ballata Guinnevare e, insieme a Stills e Paul Kantner dei Jefferson Airplane, Wooden Ships.

David Crosby

L’esito positivo ottenuto ha spinto il trio a ingaggiare un altro famoso folk singer, il canadese Neil Young, già compagno di Stills nei Buffalo Springfield. I quattro hanno debuttato il 16 agosto all’Auditorium Theater di Chicago quindi, due giorni più tardi, sono stati tra i trionfatori del Festival di Woodstock.

Nel 1970, con soli due mesi di registrazione alle spalle, è arrivato nei negozi Deja Vù, che con il suo misto di psichedelia, folk-rock e canzone di protesta ha eclissato il successo dell’album precedente. Tre sono gli hit singles tratti da questo lavoro: Teach Your Children, che parla delle divergenze tra genitori e figli e ospita la pedal steel guitar di Jerry Garcia dei Grateful Dead, e la lode famigliare Our House, entrambi firmati da Nash, quindi Woodstock, cover di Joni Mitchell. Di Neil Young sono invece la bellissima ballata Helpless e l’articolata Country Girl, divisa in 3 parti. La penna di Stills ha composto due canzoni stupende quali la trascinante Carry On e l’intimistica 4+20, con struggenti liriche basate sulla solitudine. Infine, sono di Crosby la rabbiosa critica contro i borghesi Almost Cut My Hair e la title track Deja Vù. L’inno pacifista Everybody I Love You, che chiude il disco, è stato scritto a quattro mani da Neil Young e Stephen Stills.

Il 1970 è stato un anno caldo per gli Stati Uniti. Nelle strade è esplosa una rabbiosa protesta contro la tirannia del presidente Richard Nixon, il quale non solo non voleva ritirare le truppe dal Vietnam, ma intendeva estendere la guerra anche alla Cambogia. I maggiori focolai di protesta erano i ghetti neri e i campus universitari. In uno di questi, quello della Kent University, in Ohio, durante una manifestazione pacifista la Guardia Nazionale, inviata da Nixon, ha sparato sulla folla lasciando a terra quattro studenti. L’episodio ha colpito Neil Young, il quale ha scritto di getto il brano Ohio.

A Dejà Vù è seguito un tour, al termine del quale i quattro, nell’impossibilità di fare convivere le varie, forti personalità, si sono dispersi in diverse direzioni. Di li a poco sarebbe uscito il doppio Four Way Street, il live della tournée, uno dei dischi dal vivo più venduti di sempre. Il lavoro è diviso in due parti, così com’erano i loro concerti (compreso quello di Woodstock): metà acustico e metà elettrico. Neil Young ha inserito in questo stupendo disco alcuni capolavori personali quali Cowgirl In The Sand, la nostalgica Don’t Let Bring You Down, Southern Man e On The Way Home, dei Buffalo Springfield. Nash, che cantava e suonava per smuovere la gente dal torpore sociale, ha regalato le sue Teach Your Children, Right Between The Eyes, la pianistica Chicago e Pre-Road Down. Crosby, da buon guru del folk, catechizza con The Lee Shore, Long Time Gone e Triad. Stills, invece, propone una Carry On protratta oltre i 14 minuti, e, al pianoforte, 49 Bye Bye-America’s Children. E poi Ohio e altre perle ancora, sino alla chiusura con la corale Find The Coast Of Freedom.

Neil Young

A quel punto Young, che già aveva pubblicato After The Gold Rush, ha messo in piedi una sua band, gli Stray Gators, e ha registrato Harvest, il suo disco più venduto e forse il più bello di tutto il repertorio folk-rock americano, nel quale trovano spazio, come ospiti, anche Crosby, Stills e Nash. Stills ha pubblicato il suo secondo album, Stephen Stills 2 (il primo era uscito l’anno precedente, subito dopo Deja Vù), coadiuvato da Eric Clapton e dal il futuro E-Street Band Nils Lofgren. Anche David Crosby e Graham Nash hanno centrato il bersaglio: il primo con l’ottimo If I Could Only Remember My Name, e l’inglese con Songs For The Beginners.

Proprio gli ultimi due, nel 1972, hanno riproposto metà della famosa sigla CSN&Y registrando insieme l’intimista Graham Nash+David Crosby, dove spicca il singolo Immigration Man. Stephen Stills, nel frattempo, aveva fondato i Manassas con l’ex Byrds Chris Hillman. Il progetto è durato due anni e ha fruttato due LP.

Stephen Stills

Nel 1974, al termine di lunghe e insistenti pressioni, il quartetto è tornato insieme per intraprendere un tour che è culminato allo stadio di Wembley, a Londra. Il successo è rimasto immutato, come però anche gli attriti. Neil Young, che viaggiava separato dal resto della band, alla fine ha lasciato perdere. Lo stesso anno è stata dato alle stampe il The best del gruppo, So Far, che è salito con prepotenza sino al numero uno delle classifiche.

Stephen Stills, a quel punto, si è dedicato ancora ai propri lavori solisti, pubblicando prima l’omonimo Stills, quindi Stephen Stills Live, naturalmente dal vivo, e Illegal Stills. Nash e Crosby, invece, hanno realizzato un altro disco a quattro mani, Wind On The Water, atterrato nei negozi nel 1975. A sorpresa anche Stills e Young hanno deciso di proporre un disco di coppia, così nel 1976 ecco lo stupendo Long May You Run.

Appena il tempo di registrare l’uscita del mediocre Whistling Down The Wire, firmato da Crosby e Nash, quando uno Stills piantato in asso da Neil Young nel bel mezzo della tournée ha deciso di ricongiungersi ai due più fidati ex compagni. Così, nell’autunno del 1976, i tre sono tornati ad esibirsi insieme al Greek Theatre di Los Angeles. Gli amici ritrovati sono poi entrati in studio e nel 1977 hanno realizzato CSN, ottenendo un buon successo grazie al singolo Just A Song Before I Go. Da ascoltare anche In My Dreams e Shadow Captain. I tre sono rimasti insieme anche per il concerto antinucleare No Nukes, organizzato dallo stesso Nash.

Graham Nash

Nel 1980 però, un Crosby sempre più sprofondato nel tunnel della droga ha subito un arresto per porto d’armi abusivo e possesso di sostanze illegali, che ha inciso parecchio sulla carriera del gruppo durante il nuovo decennio. I fasti degli anni ’70 erano lontani e il calo di popolarità ormai evidente.

Nel 1982 è stato pubblicato Daylight Again, per mano di Stills e Nash, con Crosby che si è aggiunto solo alla fine per regalare un brano, Delta. La mossa di riproporre il vecchio trio al completo è stata comunque azzeccata, grazie anche a brani commerciali quali Wasted On The Way, Turn Your Back On Love e Southern Cross. Tuttavia la sigla è stata ancora una volta accantonata. Crosby è finito di nuovo in carcere. Stills è andato a suonare in giro per il mondo (è approdato anche in Italia in un tour con Angelo Branduardi) e Nash si è dedicato a progetti individuali. Il live Allies, uscito nel 1983, mostra la sempre più evidente la mancanza di David Crosby.

Il tempo è proseguito tra progetti solisti, (come Right By You, bruttino album di Stills che si fa ricordare solo per ospiti illustri come Jimmy Page, Bernie Leadon e Graham Nash) e apparizioni a concerti benefici. Durante uno di questi, in favore di Greenpeace nel 1987, è salito sul palco anche Neil Young per interpretare quattro pezzi del vecchio repertorio. È stato il preludio del tanto atteso disco della reunion, uscito nel 1988 e intitolato American Dream.

L’album non è solo un “progetto nostalgia”, ma riesce a offrire buoni contributi personali, riportando in auge un sound da tempo dimenticato. Neil Young fa la parte del leone. Sue sono American Dream, la ballata Name Of Love, l’acustica Feel Your Love e This Old House. Nash, dal canto suo, ha proposto Clear Blue Sky, incentrata su temi ambientali. Anche Crosby, tornato in forma, ha firmato due ottimi brani: Compass, folk song degna dei tempi andati, e Nighttime for the Generals. L’accoppiata Stills/Young, invece, ha inserito una manciata di buoni pezzi scritti a quattro mani, quali Got It Made, la blueseggiante Drivin’ Thunder e Night Song. In due mesi il lavoro ha raggiunto il Disco di Platino.

Nel 1989 Crosby ha realizzato il suo secondo lavoro solista, Oh Yes I Can, disco di ottima fattura, quindi, lo stesso anno, insieme a Stills e Nash si è recato a Berlino per un concerto che salutava la caduta del muro. Nel 1990 i tre “amigos” hanno registrato Live It Up, che ha deluso sia i fans sia la critica. Decisamente migliore accoglienza ha ottenuto, sempre lo stesso anno, l’antologia CSN, quattro dischi contenenti inediti e materiale dai loro album come gruppo, oltre che selezioni dai lavori solisti e in duo.

Dopo i dischi in solitaria di Stills e di Crosby, ecco nel 1994 After The Storm, che regala il trio in versione de luxe e riscatta la brutta sensazione causata da Live It Up. L’ormai completamente rigenerato Crosby ha firmato pezzi quali Street To Lean On e Till It Shines. Stills, invece, ha composto la solare Only Waiting For You, It Won’t Go Away, Panama e Bad Boyz. Di Nash, infine, sono l’acustica Unequal Love e Find A Dream. Il trio, a sei mani, ha scritto un paio di ottime canzoni: These Empty Days e Camera. Da segnalare anche la presenza di In My Life, cover dei Beatles realizzata da David Crosby.

Al disco è seguito un tour, che però ha subito uno stop perché David Crosby ha dovuto subire un trapianto di fegato. I tre sono tornati a calcare i palchi di mezzo mondo nel 1995 e poi, due anni più tardi, Crosby, Stills e Nash sono stati introdotti nella Rock’n’Roll Hall Of Fame.

Dopo un paio di dischi solisti di Crosby (molto carino CPR, acronimo di Crosby, Pevar e Raymond) e uno splendido live del duo Stills & Nash, Another Stoney Evening, nel 1999 il trio si è ritrovato per incidere un nuovo album. A sorpresa si è presentato anche Neil Young e la premiata ditta CSN&Y ha inciso l’ambizioso Looking Forward.

Ancora una volta i quattro cavalieri hanno portato ognuno le proprie esperienze. Più acustico Young, con Looking Forward, la rockeggiante Queen Of Them All, la stupenda Slowpoke, che riporta il calendario indietro di 20 anni, e la pianistica Out Of Control. Nash ha una visione maggiormente virata verso il pop: Someday Soon e Heartland sono i brani che ha portato in dote. L’hippy con i baffi David Crosby ha regalato due gemme del calibro di Stand And Be Counted (scritta insieme a James Raymond, suo partner nei CPR) e Dream For Him. Per quanto riguarda Stills, da segnalare lo stupendo blues di No Tears LeftSeen Enough. Il tour che n’è seguito, con tappa anche al Farm Aid organizzato dallo stesso Neil Young, ha stracciato tutti i record d’incassi.

Per regalare all’America un po’ di pace dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, i quattro si sono ritrovati e hanno percorso in lungo e in largo il Paese, suonando quaranta date nel cosiddetto Tour Of America.

Nel 2004 Crosby e Nash sono tornati a essere un duo e hanno realizzato il buon Crosby & Nash, con l’aiuto dei nuovi compagni di Crosby, Raymond e Pevar. L’anno successivo Stills ha rilasciato un nuovo lavoro solista dal titolo Man Alive. Dal canto suo Neil Young si è lanciato contro il presidente Bush con l’ottimo Living With War, ennesima stupenda prova del gigante canadese. Nel 2008 lo stesso Young, nascosto dietro lo pseudonimo di Bernard Shakey, ha presentato il film CSNY Déjà Vu, che racconta le vicende di questo gruppo straordinario, seguito dall’uscita della colonna sonora dello stesso, Deja Vù Live.

Nel 2009 Crosby, Stills e Nash sono saliti prima sul palco del Glastonbury Festival, in Inghilterra, dove ha suonato anche Neil Young, ma come solista, quindi su quello del Gathering Of The Vibes, l’annuale raduno di quattro giorni che intende commemorare le gesta dei Grateful Dead.

Se una critica si può muovere verso questo supergruppo è che esso è stato minato sin dall’inizio dalla superiorità compositiva di Neil Young, fatto questo che ha creato parecchi dissidi, continue defezioni e parole di sfida davanti al pubblico. Come trio, come duo, da solisti, questi cavalieri del folk hanno ottenuto sempre e comunque un buon successo, ma, così come per i Beatles, la magia che si è creata quando queste quattro anime hanno lavorato insieme è stata irripetibile. Difficilmente, infatti, si potrà riproporre un evento come CSN&Y, conturbanti interpreti di uno dei cicli musicali più estrosi che il mondo ricordi.

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