La leggenda continua da Bruce Springsteen: nato per correre
Dopo il piccolo passo falso di Human Touch e Lucky Town, che poi ha ben guardare non sono dischi brutti, ma semplicemente sottovalutati, nel 1994 Springsteen ha scritto un brano che si è guadagnato quattro Grammy Awards e un Oscar come migliore canzone originale per film. Si tratta di Streets Of Philadelphia, canzone guida del film Philadelphia di Jonathan Demme. Il testo impegnato (si parla di omosessualità), la melodia semplice e l’arrangiamento minimalista, hanno conferito a Streets Of Philadelphia un enorme successo.
Nel 1995 è stato rilasciato un Greatest Hits, contenente tre inediti appena registrati con la E Street Band (il quarto inedito, Murder Incorporated, risale invece al 1983). Proprio quando si pensava alla reunion, ecco che invece il Boss se n’è uscito con un altro album in solitaria, accompagnato dalla sola chitarra. The Ghost Of Tom Joad. La title track, una delle più belle ballate del cantautore di Freehold, prende spunto da Furore, romanzo di John Steimbeck, e parla di senzatetto. Anche Across The Border è tratta dallo stesso romanzo. Balboa Park e Sinaloa Cowboys, invece, hanno trovato ispirazione da un paio di articoli del Los Angeles Times. Il primo si riferisce alle condizioni dei giovani immigrati dal Messico, costretti a prostituirsi al Balboa Park di San Diego, mentre il secondo racconta le vicende legate al traffico illegale di metamfetamine da parte dei clandestini giunti in California dalla città messicana di Sinaloa. Youngstone e The New Timer parlano della crisi economica dei primi anni della presidenza Reagan, che ha causato numerosi disoccupati. The Line narra le vicende di un giovane poliziotto che deve controllare il labile confine tra Messico e California, mentre il protagonista di Straight Time è un ex detenuto che cerca di rifarsi una vita, senza riuscirci. Highway 29 racconta di un venditore di scarpe che fugge con una sua cliente, lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue, ricordando un po’ Nebraska. Galveston Bay è basata sugli scontri tra pescatori texani e vietnamiti avvenuti nel Golfo del Texas a metà degli anni ’80.
Il tour per lanciare il disco ha visto Bruce esibirsi da solo nei teatri di mezzo mondo. È stato anche a Roma, dove l’Accademia di Santa Cecilia ha aperto per la prima volta la propria sala a un concerto che non fosse di musica classica.
Ancora un brano da colonna sonora è stato scritto nel 1996: Dead Man Walking, per l’omonimo film di Tim Robbins, che ha ricevuto un’altra nomination per gli Oscar.
Nel 1998 è uscito Tracks, cofanetto che contiene sessantasei canzoni inedite, incise tra il 1972 e il 1998 (l’anno dopo è stato rilasciato una versione ridotta dell’album, intitolato 18 Tracks, con tre nuovi inediti). Il fatto più importante dell’anno, però, è l’annuncio dato l’8 dicembre dell’imminente riunione di Springsteen con la E Street Band. La prima uscita del gruppo con il Boss è avvenuta il 16 marzo 1999, in occasione dell’introduzione dello stesso Bruce nella Rock & Roll Hall Of Fame. A quel punto è partito il Reunion Tour: prima tappa Barcellona e quattro date anche in Italia (Bologna, Genova e due volte Milano). Il 1 luglio, dopo dieci date di sold out al Madison Square Garden, il tour è terminato. Nell’estate del 2001 è stato pubblicata la testimonianza sonora dei concerti sul doppio Live In New York City, dove sono presenti le inedite Land Of Hope And Dreams e American Skin (41 shots). Quest’ultima è stata composta per ricordare un giovane ambulante di origini liberiane, ucciso dai poliziotti con 41 colpi di pistola, solo perché che avevano scambiato il portafogli che stava estraendo dalla tasca per un’arma.
Il 19 settembre 2001 Bruce Springsteen ha aperto con la nuova canzone My City Of Ruin un concerto in favore delle famiglie delle vittime dell’attentato alle Torri Gemelle, avvenuto solo una settimana prima. Tutto l’LP The Rising, stampato nel 2002, è dedicato al dramma del World Trade Center. Esso è il primo disco con la E Street Band al completo dai tempi di Born In The U.S.A. e ha ottenuto un enorme successo in tutto il mondo, entrando direttamente al primo posto in classifica come non capitava dal Live 1975/85. Con questo disco, che ha guadagnato tre Grammy, il Boss ha riportato il calendario al 1984, ai tempi della Brucemania.
Le cinque canzoni che rievocano esplicitamente l’attacco terroristico sono Into The Fire, dedicata ai pompieri morti nel tentativo di salvare qualche vita dopo il crollo, Empty Sky, The Rising, in cui un uomo si trova all’interno della torre e racconta il suo dramma, You’re Missing, dove la morte è vista dagli occhi dei famigliari delle vittime, e la già citata My City Of Ruin, che in realtà era stata scritta prima dell’attentato e doveva essere dedicata al decadimento di Asbury Park, ma a quel punto la traslazione è arrivata automatica. Anche la stupenda ballad Nothing Man, con il Signor Nessuno reduce da un dramma che non capisce come mai il mondo attorno a se continua a girare, rientra nel filone. Con questi brani il Boss ci mostra la morte in diretta, ci porta all’interno delle Torri e nei pensieri di chi all’interno c’era veramente. Molto belle sono anche l’opening track Lonesome Day, Paradise, che parla di un kamikaze che si fa esplodere e la cui melodia è un omaggio a The Sound Of Silence di Simon & Garfunkel, The Fuse, Mary’s Place e Waitin’ On A Sunny Day, musicalmente parlando il brano più spensierato dell’album.
Il 28 giugno 2003 il Boss ha suonato ancora allo stadio Meazza dopo diciotto anni, di fronte a quasi settantamila persone. Due anni più tardi, tra la sorpresa generale, Bruce ha immesso sul mercato Devils & Dust, album semiacustico che, per sonorità e liriche, sembrava ricollegarsi a The Ghost Of Tom Joad. In questo caso i brani, blues, folk e anche country, raccontano storie individuali, di persone che lottano contro la vita quotidiana. Jesus Was An Only Son, uno spiritual in cui un Gesù morente parla a Maria, ma il dramma potrebbe essere quello di ogni madre che perde un figlio. lo sbarazzino R&R di Mary’s Bed e Long Time Comin’, dove un ex criminale è redento dalla nascita del proprio bambino. Quindi The Hitter, storia di un pugile a fine carriera che, pieno di ferite, si ritrova a vivere una vita desolata, il gioiellino Leah, con quella tromba che si eleva come dal nulla, e poi Reno, che racconta di una notte con una prostituta, e la tirata All The Way Home. La più rappresentativa, però, è, la stupenda Devils & Dust, canzone contro l’invasione dell’Iraq, dove Bruce dialoga con Bob Dylan (Il Bobbie del testo sembra proprio essere lui e il vento sudicio che soffia è un riferimento a Blowin’ In The Wind).
Nel 2006 il Boss ha inciso l’album We Shall Overcome – The Seeger Sessions, nel quale interpreta brani folk tradizionali, che hanno come filo conduttore il fatto di essere stati tutti immortalati dal cantante folk Pete Seeger. Per l’occasione Bruce si è avvalso della collaborazione di una band di musicisti da strada.
A giugno del 2007 è stato rilasciato Live In Dublin, disco audio e video del concerto in Irlanda con la Seeger Sessions Band. Quattro mesi più tardi ecco arrivare nei negozi Magic, attesissimo album con la E Street Band. Il quindicesimo capitolo della saga springsteeniana è anche il suo lavoro più cupo, permeato da predizioni di disfatta, dove lo scenario descritto è quasi apocalittico, come si legge tra le righe della title track: “Lungo la strada il sole cola a picco, i cadaveri penzolano dai rami. Ecco come saremo.”. Il mago descritto nella canzone altri non è che George Bush e le magie sono le illusioni messe in piedi dalla sua amministrazione. Alcune canzoni sono esplicitamente dedicate alla guerra in Iraq: Gypsy Biker, ad esempio, parla di una famiglia che attende il ritorno dal fronte di un ragazzo, mentre Devil’s Arcade è la cronaca di un soldato che muore nelle acque del Golfo Persico. Appoggiata sopra un sound pop, Girls In Their Summer Clothes, forse l’unico squarcio di allegria, racconta di un idilliaco giorno estivo, fatto di bambini che giocano, biciclette e fidanzati che passeggiano. Radio Nowhere, primo singolo estratto dal disco, porta in se ancora il seme della catastrofe, con la radio che al posto della musica trasmette solo notizie di guerra. Livin’ In The Future lancia terribili premonizioni, ma poi spiega che per ora niente di tutto questo è successo.
Il 17 aprile 2008, a tre anni di distanza dalla scoperta di un melanoma, è morto Danny Federici: aveva 58 anni. Per commemorare la scomparsa dell’amico, Springsteen gli ha dedicato l’album Working On A Dream e, in particolare, il brano The Last Carnival. Dopo la depressione per la guerra che traboccava da Magic, nel nuovo disco si cela la speranza in un futuro migliore. Lo spunto è arrivato dall’arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama, uomo che il Boss ha sempre sostenuto durante la sua campagna presidenziale e per il quale, il 2 novembre a Cleveland, ha suonato proprio la title track Working On A Dream. Outlow Pete, opening-track del disco, è un pezzo ricco di archi che cita l’armonica di C’era Una Volta il West di Ennio Morricone. La sbarazzina Queen Of The Supermarket racconta di un amore nato tra una cassiera e un cliente. La rockeggiante My Lucky Day riporta l’orologio indietro di un decennio, mentre con Tomorrow Never Knows il Boss tocca il country. La pianistica The Wrestler è stata scritta per l’omonimo film di Darren Aronofsky. Un altro pezzo da ricordare è la rabbiosa Good Eyes.
Nel 2010 è uscito The Promise, fino ad ora l’ultima opera del Boss. Il doppio disco non è una raccolta di canzoni inedite, ma un vero e proprio album che, come ho già scritto più su, avrebbe dovuto essere il seguito di Born To Run, ma il periodo di litigi con l’allora manager Mike Apple aveva bloccato tutto. Sul disco si trovano brani che poi sono finiti, trasformati, su Darkness On The Edge On Town, come Candy’s Boy, diventata in seguito Candy’s Room, Come On (Let’s Go Tonight) prototipo di Factory e la prima versione di Racing In The Street, più rockeggiante rispetto a quella finita su Darkness, ma credo sia difficile dire quale delle due è meglio dell’altra. Quindi canzoni diventate famose solo dal vivo, quali Fire e Rendezvous, (presente in 18 Tracks proprio in versione live), oppure perché cantate da altri, su tutte Because The Night. E poi ci sono la bellissima The Promise, conosciuta in passato solo in versione pianistica e qui regalata in tutto il suo splendore, Wrong Side of the Street, Someday (We’ll Be Together), Breakaway e Ain’t Good Enough for You.
Che cosa dire ancora per terminare una così lunga biografia? Che Bruce Springsteen la musica non la suona; lui la fa. E le storie che egli racconta, come un moderno menestrello, si possono quasi vedere come fossero film, dove ogni strofa è un’inquadratura, dando così una forza incredibile all’umanità dei personaggi che vi fanno parte. Il Boss è molto di più di una semplice icona del rock, lui è la bandiera che mette al primo posto la verità e la gente comune, a discapito dell’effimero sogno americano.
Purtroppo, il 18 giugno scorso ci ha lasciati Clarence Clemons, a causa di un ictus celebrale. Vera icona della E Street Band, “Big Man” aveva 69 anni, 40 dei quali passati al fianco dell’amico Bruce. Addio Grande Uomo!