AC/DC: Rock ad alto voltaggio

di Roberto Vanazzi 22 novembre 2010
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Gli AC/DC si sono formati a Sidney, la notte di capodanno del 1973, da un’idea dei fratelli di origini scozzesi Angus e Malcom Young, entrambi chitarristi. A essi si sono aggiunti il batterista Colin Burgess, il bassista Larry Van Kriedt e il cantante Dave Evans. Quest’ultimo è stato presto sostituito da un altro scozzese, Bon Scott, un autista di autobus che era stato assunto per portare in tour la neonata band. Scott aveva carisma e talento da vendere e ha indicato al gruppo la direzione “stradaiola” che ne decreterà la fortuna.

Il fratello maggiore degli Young, George, era una delle figure più rappresentative del rock australiano e in coppia con Henry Vanda aveva istituito un celebre team di compositori e produttori discografici. Proprio Young e Vanda hanno firmato il primo disco degli AC/DC, High Voltage, un lavoro che nel febbraio 1975 ha scatenato un vero e proprio terremoto nella terra dei canguri. Mentre nel mondo spadroneggiava il progressive, con i suoi brani lunghi ed elaborati, gli AC/DC non hanno fatto altro che cancellare tutto e tornare alle origini del Rock’n’Roll. Essi hanno ripreso i toni più duri dell’Hard Rock zeppeliniano e del Rhythm And Blues velocizzato dai Deep Purple e li hanno rielaborati con riffs sbarazzini, a volte ossessivi, buoni assoli di chitarra e liriche oltraggiose, basate su droga, prostituzione, soldi e delinquenza, cantate dalla voce graffiante di Bon Scott. Baby Please Don’t Go, cover accelerata di un brano del bluesman Big Joe Williams, She’s Got Balls, dedicata da Scott alla moglie, la quale per questo motivo ha chiesto il divorzio, Soul Stripper e Little Lover, sono pezzi ancora un po’ acerbi, ma di notevole impatto.

Entro la fine dello stesso anno è seguito T.N.T. il quale ha confermato le ottime qualità della band. Essa era ormai seguita da migliaia di fans, che volevano godersi le mirabolanti performance dal vivo, dove Angus si esibiva vestito in giacca e cravatta, con pantaloni corti, scarpe da ginnastica e berretto “alla Pierino”, muovendosi sul palco come se fosse stato morso da una tarantola.  T.N.T. è più prorompente rispetto il disco precedente, decisamente più maturo, grazie anche alla stabilizzazione della line-up con l’ingresso del bassista Mark Evans (su High Voltage aveva suonato George Young) e del batterista Phil Rudd. Il brano più bello, secondo il mio parere, è il diabolico blues di The Jack, seguito a ruota da It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock ‘n’ Roll), High Voltage, Rock’n Roll Singer e la title track. Il lavoro è chiuso da School Days, tributo a Chuck Berry, da sempre idolo di Angus Young.

La conquista del Disco di Platino in terra australe dei primi lavori ha convinto l’Atlantic a mettere sotto contratto la band. Così, nella primavera del 1976, grazie ad un tour in Inghilterra gli AC/DC hanno iniziato a essere conosciuti anche nel vecchio continente. Il loro primo disco uscito in simultanea internazionale è una raccolta di brani tratti da High Voltage e T.N.T. intitolato anch’esso High Voltage.

Sempre nel 1976 è stato dato alle stampe anche l’ottimo Dirty Deeds Done Dirt Cheap, il quale ha spostato il tiro verso un Rock’n’Roll più immediato, come dimostrato da Rocker, brano in pieno stile anni ’50. Molto belle sono Dirty Deeds Done Dirt Cheap, Problem Chil e la caustica Squealer. La mia preferita resta comunque l’inusuale semi-ballad Ride On, il brano più malinconico scritto dal gruppo australiano, nel quale Angus si esibisce in un ottimo assolo di chitarra.

L’anno seguente è arrivato nei negozi lo stupendo Let There Be Rock. Qui il suono è diventato più pesante. Da Go Down, passando per Bad Boy Boogie, Let There Be Rock, Hell Ain’t a Bad Place to Be, Dog Eat Dog, sino al famoso riff di Whole Lotta Rosie, si ascolta un album fatto di energia pura, ma anche di piena consapevolezza delle proprie potenzialità e della maturità raggiunta.
Dopo questo disco c’è stato l’abbandono del bassista Mark Evans, sostituito da Cliff Williams, e l’esordio on stage negli Stati Uniti.

Powerage, del 1978, prosegue sul discorso del lavoro precedente, aggiungendo in scaletta altre pietre miliari del rock duro quali Riff Raff, Rock’n’Roll Damnation, la stupenda Sin City, Down Payment Blues, che sfuma in un delicato blues, e la tagliente Kicked In The Teeth.  Su questo disco gli AC/DC hanno accentuato la vena “satanica” e usato nei testi sempre più esplicite allusioni sessuali.

Sempre nel ’78 è uscito anche lo stupendo live If You Want Blood You’Ve Got It, registrato in Scozia, nel quale si riesce a percepire l’essenza del gruppo, fatta di sudore, fuoco ed energia allo stato brado.

Angus Young

Highway To Hell, uscito nel 1979, ha venduto solo il primo anno un milione di copie e ha definitivamente consacrato il gruppo quale leader indiscusso della scena metallica mondiale. Il disco è più raffinato dei predecessori e presenta canzoni come la title track, la scatenata Girls Got The Rhythm, If You Want Blood You’Ve Got It, la veloce Beating Around the Bush, Walk All Over You e,a chiudere, la velenosa Night Prowler, le quali hanno finalmente aperto alla band le porte anche del mercato americano.

Bon Scott

All’apice del successo, gli AC/DC hanno subìto una batosta incredibile. Il 19 febbraio 1980 Bon Scott è stato trovato morto su una Renault 5 in una via di Londra. Le cause del decesso non sono mai state interamente chiarite, ma alla base c’è di sicuro un’eccessiva quantità di alcool. Sembrava la fine, ma Angus e compagni non si sono persi d’animo. Assunto un altro cantante nella figura di Brian Johnson, ex Geordie, la band ha aperto il nuovo decennio registrando quello che in seguito sarebbe diventato il secondo album più venduto della storia del rock, dopo Thriller di Michael Jackson: Back In Black.
Il disco è completamente dedicato a Bon Scott. La copertina è nera, a indicare il lutto, e i brani hanno tutti per tema la morte. Hell’s Bells, che si apre con il lugubre suono delle campane a morto, l’orecchiabile You Shock Me All Night Long, dagli evidenti riferimenti sessuali, la leggendaria Back In Black, dal famosissimo riff di chitarra, Shoot To Thrill, Rock’N’Roll Ain’t Noise Pollution e il Rock’n’Roll primordiale di Shake A Leg. La voce di Johnson si presentava più stridula e urlata rispetto a quella del compianto Scott, ma funzionava ugualmente bene all’interno dello scatenato sound de gruppo. Per questo i fans hanno da subito accettato il nuovo singer, senza rimpiangere troppo chi lo aveva preceduto.

Il tour che ne è seguito ha visto la band toccare numerosi Paesi, culminando come headliner al Festival di Donington, il famoso Monster Of Rock. In quel periodo gli AC/DC si esibivano con una campana di una tonnellata di peso, che Brian Johnson faceva rintoccare prima di Hell’s Bells.

Con il seguente For Those About To Rock, rilasciato un anno dopo, la campana è stata sostituita da un cannone. Il disco, pur se ritenuto inferiore a Back In Black, ha venduto lo stesso molto bene e ha raggiunto per la prima volta la posizione numero uno nelle classifiche americane. I brani sono i più duri e i più rock-oriented che il gruppo aveva scritto sino a quel momento e il Rhythm’n’Blues è qui del tutto sparito. I migliori sono Let’s Get It Up, Night Of The Long Knives, Put the Finger on You e, su tutti, For Those About To Rock (We Salute You) che termina proprio con gli spari del cannone.

Con il successivo Flick Of The Switch, del 1983, la band ha visto un calo di vendite e anche di popolarità. L’album presenta alcuni brani di buona caratura, come Bedlam In Belgium, le tiratissime Landslide e This House Is on Fire, Nervous Shakedown e la stessa Flick Of The Switch, ma sicuramente non all’altezza di quelli del passato. La colpa della frenata è da ricercarsi nel desiderio degli australiani di non apportare alcuna novità nel loro sound. A questa staticità va aggiunto che proprio in quel periodo l’Heavy Metal era nel punto più alto della sua parabola. Le band nascevano come funghi e i fans avevano modo di trovare altrove suoni più originali ed energici (basti pensare al thrash). Oltre a questo c’è da dire che il disco, per la prima volta, non ha visto la presenza in studio dei produttori Young e Vanda, i quali, forse, avrebbero portato una maggiore ispirazione.
A quel punto se n’è andato anche un altro pezzo d storia del gruppo, il batterista Phil Rudd. Al suo posto è arrivato il giovane Simon Wright, senza particolari esperienze alle spalle.

Nel 1984 è uscita la mini raccolta ’74 Jailbreak, con brani inediti dei tempi di Bon Scott, fra i quali risalta Jailbreak, che racconta di un’evasione dal carcere.

La stagione seguente, dopo avere suonato di fronte a 400mila persone a Rio, il gruppo ha proposto un’ambiziosa opera video in cinque episodi, basata sugli argomenti del disco Fly On The Wall. L’album, se possibile, è ancora peggio di Flick Of The Switch. A parte la triade Sink The Pink, Fly On The Wall e Shake Your Foundations, gli altri brani non sono proprio dei capolavori.

Per rinfrescare il successo, nel 1986 gli AC/DC sono tornati a lavorare con i loro portafortuna Young & Vanda, i quali hanno prodotto l’antologia con tre inediti (due dei quali strumentali) Who Made Who, che è servita come colonna sonora per Maximun Overdrive (Brivido in italiano), film di Stephen King. Quindi è uscito il decimo album da studio, Blow Up Your Video, che ha spostato il suono verso un rock più classico, sempre pesante, ma con reminescenze più vicine a Rolling Stones e Led Zeppelin. I punti di forza sono la opening track Heatseeker, That’s the Way I Wanna Rock n’ Roll Meanstreak, Ruff Stuff e la scatenata This Means War. Il lavoro da un punto di vista commerciale ha risollevato le sorti degli AC/DC, ma è lontano anni luce dai tesori di qualche anno prima.

Migliore, a mio parere, il seguente The Razors Edge, datato 1990. Il gruppo, notevolmente più ispirato, ha regalato ai fans canzoni quali Thunderstrock, Money Talk, la tiratissima Fire Your Guns, Are You Ready e la nostalgica The Razors Edge. Il batterista in questo caso non era più Simon Wright, emigrato verso la band di Ronnie Dio, ma Chris Slade.
The Razors Edge è riuscito finalmente a rilanciare il gruppo in orbita e il tour promozionale è stato il più seguito nella storia della band australiana. Per la terza volta hanno partecipato al Monster Of Rock di Donington come headliner (un vero record), mentre al concerto di Mosca, per celebrare la fine del regime comunista, è accorso mezzo milione di persone. Alcune esibizioni sono finite sull’album AC/DC Live, arrivato nei negozi nel 1992 e venduto sia come doppio sia come singolo.

Nel 1995 è stato registrato Ballbreaker, disco che ha visto anche il ritorno alla batteria di Phil Rudd. Qualitativamente non aggiunge e non toglie niente al lavoro precedente, e a livello di vendite è andato piuttosto bene. Da segnalare i brani Hard As A Rock, Hail Caesar, Cover You In Oil, The Honey Roll e, a chiudere il lavoro, la title track.

Altri 5 anni ed ecco un altro capitolo della saga del gruppo australiano: Stiff Upper Lip. In questo caso s’intravede un leggero ritorno al sound degli esordi. Il brano più bello è Satellite Blues, seguito da Stiff Upper Lip, All Screwed Up e Safe In New York City.

È datato 2008 quello che sino a ora è l’ultimo lavoro degli AC/DC, intitolato Black Ice. Il disco, forte dei singoli Rock’N’Roll Train, Anything Goes, War Machine e Big Jack, ha superato in vendite gli ultimi. La band è in seguito partita per l’ennesimo, vastissimo tour mondiale, che ha toccato anche il Forum di Assago.

L’influenza che gli AC/DC hanno avuto sul mondo del Rock, in quasi 30 anni di carriera, è enorme. Molti gruppi devono a loro la propria fortuna. Per citare qualche nome: Guns’n’Roses, Cinderella, Accept, Quiet Riot, Poison, Metallica e Motley Crue.
La loro musica, le performance live, l’energia immutata nel tempo, hanno entusiasmato milioni di persone. Una critica che è stata loro fatta, forse l’unica, è quella di avere proposto sempre lo stesso stile, senza mai evolversi, senza mai adeguarsi alle leggi di mercato. Ma chi ha detto che questo è un male? Come cantavano i Rolling Stones “It’s Only Rock’N’Roll” e lui non ha bisogno di mutamenti per essere letale.

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