Pubblicato in: Metal e Hardcore

I Queensrÿche, capostipiti del Progressive Metal

di Roberto Vanazzi 24 marzo 2009
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queensryche

I Queensrÿche sono state una delle band più innovative del panorama Heavy Metal degli anni ’80, tanto da essere considerati fra i padri del Progressive Metal. Credo quindi di non esagerare affermando che il quintetto di Seattle ha firmato alcune delle pagine più avvincenti, e convincenti, del rock duro di quel periodo.

Nel 1982 Geoff Tate, il cantante dalla voce straordinaria, i chitarristi Chris DeGarmo e Michael Wilton, il bassista Eddie Jackson e Scott Rockenfield dietro le batterie, hanno registrato un demo che ha attirato l’attenzione della EMI.

L’anno seguente è uscito il mini LP “Queensrÿche”, che presentava un sound vicino a quello degli Iron Maiden. Trainato dalla energica “Queen of the Reich”, dalla cui storpiatura è stato tratto il nome del gruppo, l’EP ha esaurito subito le prime  diecimila copie. Ristampato dalla EMI, esso è arrivato a vendere 165mila copie.

Il lavoro successivo, “The Warning”, uscito nel 1984 con l’apporto di James Guthrie, già collaboratore dei Pink Floyd, ha posto le basi per il superamento degli schemi tradizionali dell’Heavy Metal, che col tempo porterà il gruppo a proporre sempre nuove sperimentazioni musicali.
Forte di brani quali “Take Hold of the Flame” e la title track, l’album è stato valutato positivamente sia dalla critica, sia dal pubblico.

Il rock solenne, miscelato a tecnologie raffinate, e le liriche ricche di richiami orwelliani, sono il perno del successo di “Rage For Order”, del 1986, il disco metal decisamente più futuribile del periodo, nonché uno dei più belli della band di Seattle.
Le canzoni sono una sequenza di piccole perle: difficile scegliere la migliore. Se proprio devo citare un paio di titoli direi “I Will Remember” e “London”, ma è solo un giudizio personale.

In quel determinato momento, i Queensrÿche erano fra i pochi gruppi ad insistere nella ricerca creativa di nuove melodie. Un ulteriore esempio è “Operation Mindcrime”, uscito a due anni di distanza dal precedente, un concept-album narrativo, in cui le canzoni, che si susseguono senza soluzione di continuità, sono unite fra loro da una storia che si dipana brano dopo brano (come in The Wall dei Pink Floyd, tanto per intenderci).
Il top del disco è raggiunto dai 10 minuti di “Suite Sister Mary”, un affresco rock-sinfonico con tanto di cori gregoriani, ma anche da “Revolution Calling”, “Spreading the Disease” e “The Mission”.
Operation Mindcrime ha ottenuto forti consensi e ottime vendite, ed è considerato il capostipite del Progressive Metal.

Sono passati altri due anni e la band ha raggiunto l’apice della sua carriera commerciale con le 3 milioni di copie vendute di “Empire”. Il lavoro, con melodie più dirette e meno permeate di atmosfere oniriche rispetto al passato, presenta come punta di diamante la splendida ballad “Silent Lucidity”, alla quale aggiungerei l’orecchiabile “Another Rainy Night (without you)”.

Il tour che ne è seguito è stato per il gruppo il primo da headliners, ed è durato 18 mesi.

A quel punto era impensabile superare le vette raggiunte e, infatti, quando nel 1997 è uscito “Hear in the Now Frontier” il nuovo lavoro è stato accolto piuttosto tiepidamente dal pubblico, nonostante i singoli “You” e “Sign of the Times” avessero avuto un buon passaggio radiofonico.
La causa del passo falso è da ricercarsi nel fatto che i Queensrÿche hanno intenzionalmente voluto cambiare il sound del passato provando a dargli un’impronta Grunge.

Altri problemi sono intervenuti a minare la base della band di Seattle in quella stagione. La malattia di Tate, che ha costretto a cancellare numerose date del tour, il fallimento della EMI e, soprattutto l’abbandono di Chris DeGarmo.

Ecco quindi l’arrivo di un nuovo chitarrista, nella figura di Kelly Gray, di una nuova casa discografica, l’Atlantic e di un nuovo album da studio, “Q2K” (1999) che però ha ricalcato pari pari il suono di Hear in the Now Frontier, ottenendo il medesimo scarso successo.

Kelly Gray ha così lasciato il gruppo e, nel 2001, la band è passata ad una nuova casa discografica, la Sanctuary, per la quale, 2 anni più tardi, è uscito l’album “Tribe”, che ha visto DeGarmo contribuire con 4 brani, ma con Mike Stone ufficiale sostituto di Gray alle chitarre.

Nel 2006 un ritorno alle origini con l’uscita di “Operation Mindcrime 2”, sequel del lavoro del 1988, che ha ripreso la narrazione da dove si era interrotta. Ospite del disco, l’ex Black Sabbath Ronnie James Dio, che fornisce la voce a Doctor X, il cattivo della storia.
L’album ha riportato il gruppo ai vertici della classifica e nel cuore dei fans della prima ora.

L’ultima notizia, proprio di questo mese, è l’annuncio dell’uscita di scena di Mike Stone.

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