Pubblicato in: Pop, Rock e Punk

Beatles, dall’apice del successo alle carriere soliste

di Roberto Vanazzi 16 agosto 2011
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La leggenda continua da I Beatles: il più grande evento musicale di tutti i tempi

L’apice dei Beatles è toccato nel 1967 con Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band. Più che un disco questo è un simbolo, un ponte idelogico tra il beat e la nuova scena culturale che focalizzerà tutta la sua forza nei moti del 1968. Sgt Pepper’s è uno dei masterpieces della musica rock, un prodotto perfetto nel quale tutto è leggenda, dalla copertina (dove i quattro con indosso la divisa militare dei bei tempi sono circondati da Marilyn Monroe, Marlon Brando, Bob Dylan, calciatori, divinità indiane, una bambola con scritto “Welcome The Rolling Stones” e altre mille diavolerie) al sound ricco d’idee e i riferimenti alla nuova epoca in arrivo, fatta di viaggi allucinogeni, droghe e contestazioni. Le canzoni sono immagini descritte in musica, caratterizzate dalla diversa indole artistica di Lennon e McCartney. La title track, A Little Help From My Friends (Cantata da Ringo), Lovely Rita, Fixing A Hole (con il clavicembalo suonato da George Martin), When I’m Sixty Four e la stupenda ballad She’s Leaving Home. Quindi Lucy In The Sky With Diamonds ((il cui acronimo è LSD), che contiene in se tutti gli elementi fosforescenti dell’acido lisergico, Getting Better e la straordinaria A Day In The Life, grottesca visione di un dramma umano. Tra i due geniali compositori s’inserisce Harrison, in pieno marasma indiano, che ci regala una Within You, Without You ricca dei magici simbolismi del paese orientale.
Come già in passato, con l’LP è stato rilasciato un 45 giri con due lati A, Penny Lane / Strawberry Fields Forever, che descrivono entrambi due luoghi di Liverpool (la prima è una strada e il secondo un orfanatrofio).

Nel giugno del 1967 il gruppo ha rilasciato anche il singolo All You Need Is Love. Scritta da Lennon, questa canzone è resa famosa, oltre che per il testo pacifista, anche per essere introdotta da La Marsigliese e per citare alcuni famosi brani di musica classica e She Love’s You. Da subito è diventata l’inno dei Figli dei Fiori.

Poche settimane dopo l’uscita del disco, mentre i Beatles si trovavano in India al cospetto della loro guida spirituale, il guru Maharishi Mahaheshi Yogi, è venuto a mancare per overdose di medicinali Brian Epstein. La morte del loro scopritore è stata molto più che un semplice dispiacere. Essa è arrivata come un terremoto, che ha scosso i delicati equilibri su cui poggiava il gruppo. Il fallimento del Magical Mystery Tour, il film prodotto dagli stessi Fab Four per la BBC in occasione del Natale 1967, ha contribuito ad allargare le crepe.

Magical Mystery Tour è uscito in seguito come album, con brani molto interessanti: le già citate All You Need Is Love, Penny Lane e Strawberry Fields Forever, ad esempio, quindi la title track, la flautata The Fool Of The Hill, la stupenda I Am The Walrus (uno dei punti più alti raggiunti da lennon) e Hello Goodbye.
A seguito è uscito il singolo Lady Madonna scritto d a McCartney.

Ascoltando il doppio The Beatles, il cosiddetto White Album per il colore della copertina, rilasciato qualche mese più tardi, si ha la sensazione che i Beatles non siano più un gruppo unito, ma quattro musicisti che suonano ognuno per se. Lennon è un rocker velenoso che ha fatto sue le pene dell’umanità, McCartney il romantico poeta dell’amore, Harrison il menestrello hippy e Starr l’ingenuo comprimario dallo spirito naif. Il successo, comunque, non ha smesso di arridere loro e il disco ha venduto abbastanza bene, grazie a brani quali Back In The U.S.S.R., la sbarazzina Ob-la-di Ob-la-da, While My Guitar Gently Weeps, ballata scritta da Harrison, che vede la presenza alla chitarra di Eric Clapton, Happiness Is a Warm Gun, coverizzata anni dopo dagli U2, Blackbird, l’acustica I Will, la trascinante Birthday, la velenosa Helter Skelter (anche questa ripresa dagli U2) e la ninnananna finale Good Night, composta da Lennon per il figlio Julian. Il pezzo forte, però, è Hey Jude, scritto originariamente da McCartney per essere inserito nell’album, ma poi venduto come singolo, con Revolution sul lato B.

A quel punto i ragazzi hanno pensato di realizzare il progetto Get Back, che prevedeva un film intitolato Let It Be e un concerto dal vivo. Le musiche sono state preparate, le riprese realizzate e il concerto si è svolto sul tetto della Apple, la società a più settori (casa editrice, casa discografica, negozio di abbigliamento e gadget) creata dai Beatles stessi. A quel punto, però, l’interesse per il progetto è scemato e l’uscita di Get Back più volte rimandata a causa dei problemi legati alla Apple, che è fallita dopo una breve esperienza terminata nel caos più totale e in una enorme perdita finanziaria. Turbati da questo e dalle liti per il nuovo manager, che alla fine è risultato essere Allan Klein, l’uomo proposto da Lennon, con grande disappunto di McCartney, i Beatles stentavano a ritrovare il vecchio affiatamento.

All’inizio del ’69 è stato concepito lo psichedelico Yellow Submarine, cartone animato sotto la direzione di George Dunning, da cui è stato tratto l’omonimo mini-album.

Sempre nel ’69, per esigenze di mercato il gruppo ha allestito in fretta e furia Abbey Road, un lavoro che è riuscito nell’intento di riportare in auge la band, ma non certo a risolvere i litigi. Paul, che intanto aveva sposato Linda Eastman, e John, che ha lasciato Cynthia Powell per Yoko Ono, avevano ormai intrapreso strade differenti. Lennon, soprattutto, era tutto preso da una serie di iniziative a favore della pace nel mondo e per attuare ciò ha creato un gruppo autonomo, la Plastic Ono Band.
Coronato dalla famosa copertina con i quattro che attraversano Abbey Road sulle strisce pedonali, l’omonimo disco è l’ultimo dei Beatles (Let It Be, che uscirà l’anno successivo, presenta brani scritti in precedenza). Esso è composto da 8 canzoni, più un lungo medley di rock’n’roll senza soluzione di continuità, conosciuto anche come The Big One. Tra i pezzi migliori sono da segnalare la dolce Here Comes The Sun e la splendida ballata Something, entrambi di George Harrison, Oh Darling, che rifà il verso ai cantanti anni ’50, Octopus’s Garden, di Ringo Starr, Come Together e le stupende melodie vocali di Because, per la quale Lennon si è ispirato alla sonata per pianoforte di Beethoven conosciuto come “Al Chiaro Di Luna”.

Alla fine dello stesso anno il gruppo ha pensato di rimettere in piedi l’accantonato Get Back. Dopo l’uscita di Abbey Road, Lennon e Harrison, all’insaputa di McCartney, hanno chiamato il produttore Phil Spector e gli hanno affidato le registrazioni usate per il progetto, pregandolo di farne un disco. Il produttore ha rielaborato i nastri e quello che ne è scaturito è Let It Be. Quando nel maggio del 1970 è uscito l’album, però, i Beatles già non esistevano più. Un mese prima, infatti, Paul McCartney ne ha decretato la fine con una dichiarazione stampa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, pare sia stata la versione effettuata da Spector della sua The Long And Widing Road, arricchita da una sezione di archi. Sull’album sono da ricordare Let It Be, delicato brano di McCartney dall’andamento gospel con pianoforte e organo, Across The Universe, pezzo molto bello creato da Lennon, la rockeggiante Get Back, l’opening track Two Of Us e, appunto, l’intensa ballata The Long And Widing Road.

I quattro ragazzi partiti da Liverpool e arrivati in cima al mondo hanno intrapreso strade separate, facendo belle cose ma senza mai raggiungere il successo di quando insieme si facevano chiamare Beatles.
John Lennon ci ha regalato capolavori come Imagine, Give Peace A Chance e Woman, finché la notte dell’8 dicembre 1980 un pazzo gli ha sparato quattro colpi di pistola davanti al portone di casa e ha privato il mondo di uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi.

Paul McCartney è stato quello che da un punto di vista commerciale ha avuto maggiori crediti. Con i Wings ha creato moltissimi singoli orecchiabili e radiofonici, che hanno sempre venduto bene: No More Lonely Nights, Once Upon A Long Ago, Live And Let Die, Ebony And Ivory (in coppia con Steve Wonder) e Say Say Say (con Michael Jackson).

George Harrison era spesso messo in ombra dalle forti personalità di Lennon e McCartney, ma non per questo il suo lavoro nei Beatles è stato poco rilevante. Come compositore non era da meno dei due leader e cosi pure come strumentista. Al di fuori dal gruppo, è ricordato per alcuni buoni brani, My Sweet Lord, Got My Mind Set On You e Give Me Love (Give Me Peace On Earth) su tutti, e per il famoso Concerto per il Bangladesh, evento da lui organizzato per aiutare i profughi dell’allora neonato stato orientale, che ha anticipato di qualche anno il Live Aid. George ci ha lasciati il 29 novembre del 2001 a causa di un cancro. Le sue ceneri sono state sparse nel fiume Gange, in India.

Ringo Starr è stato quello che tra i quattro si è fatto meno notare. Timido e schivo, ha forse vissuto un po’ della luce riflessa dai tre colleghi, anche se il suo stile con la batteria, non proprio stratosferico, era proprio quello che ci voleva per completare il gruppo e ben si adattava al suono proposto. Nella sua All Starr-Band, che abbiamo avuto modo di vedere a Milano a luglio di quest’anno, sono passati i più bei nomi del panorama musicale: Clarence Clemmons e Nilf Lofgren della E Street Band, il talentuoso pianista Billy Preston (che aveva collaborato anche con i Beatles, ad esempio suonando nel brano Get Back), l’ex Eagles Joe Walsh, Alanis Morissette, oltre che George Harrison e Paul McCartney.

Per quanto riguarda i Beatles, naturalmente nel corso degli anni la loro discografia si è arricchita di postumi e di raccolte, come i due doppi greatest hits The Red Album (1962-1966) e The Blue Album (1967-1970) e l’altrettanto doppio Past Masters con tutti gli inediti, compresa una She Loves You in tedesco intitolata Sie Liebt Dich.
Nel 1994 è uscito Live At The BBC, un doppio album che raccoglie brani inediti registrati durante gli show effettuati dalla band negli studi della BBC.
Nel 2003 è stato ri-pubblicato Let It Be, così come avrebbe dovuto essere senza l’intervento di Spector. Il titolo è Let It Be…Naked. A differenza del disco del 1970, oltre a essere meno pomposo, questo presenta un brano in più, Don’t Let Me Down, mentre mancano Dig It e Maggie Mae.
L’ultima uscita, almeno sino a che non verranno scoperti altri pezzi inediti in qualche cassetto (come Free Has A Bird e Love), è LOVE, del 2006, dove i brani dei Beatles sono stati remixati da George Martin per lo show del Cirque Du Soleil.

Molti gruppi in seguito sono stati additati come “I Nuovi Beatles”, i più accreditati sono stati gli Oasis e gli U2, ma io penso che per quello che hanno costituito John, Paul, George e Ringo sono e resteranno sempre un fenomeno inimitabile.

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