Pubblicato in: Pop, Rock e Punk

Bon Jovi. Anni ’80: un successo mondiale

di Roberto Vanazzi 22 marzo 2012
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Il 1986 è stato l’anno della definitiva investitura. Con l’apporto del produttore Bruce Fairbairn e del compositore Desmond Child, le potenzialità di Bon Jovi sono esplose in Slippery When Wet. L’album ha venduto oltre 33 milioni di copie ed è rimasto in classifica per 38 settimane consecutive, 8 delle quali in prima posizione. I quattro singoli estratti hanno tutti ottenuto ottimi risultati.

Livin’ On A Prayer, che narra la storia, un po’ springsteeniana, di Tommy e Gina, due ragazzi innamorati ma con pochi soldi in tasca. Famosa l’intro della canzone in cui Sambora sfrutta l’effetto del talk-box per modificare il suono della chitarra in base ai movimenti della bocca. La famosissima You Give Love A Bad Name parla, invece, di un uomo lasciato dalla sua ragazza. La stupenda ballata Wanted Dead Or Alive, nella quale Jon s’identifica con un cowboy. Quindi la malinconica Never Say Goodbye, praticamente la prima power ballad della band del New Jersey.

Oltre a queste fanno bella mostra di se anche Let It Rock, che apre l’album con uno stupendo intro di organo, la dura Raise Your Hand, la sbarazzina Wild In The Streets e, la mia preferita, I’d Die For You, dotata di un tipico andamento AOR.

L’anno successivo, al Festival di Donington i Bon Jovi si sono presentati in qualità di headliner. Jon, intanto, era assurto al ruolo di sex symbol nei favori del pubblico femminile.

Nel 1988 ecco un altro importante capitolo nella storia dei Bon Jovi, New Jersey, disco che in sole due settimane si è arrampicato in cima alle charts americane sfiorando di un niente il clamoroso successo di Slippery When Wet. I cinque singoli estratti da New Jersey hanno tutti raggiunto la top ten americana. Lay Your Hand On Me apre l’album con un intro basata sulla batteria di Tico Torres e sulla tastiera di Bryan, per poi esplodere in tutto il suo splendore. Bad Medicine, che parla di tossicodipendenza, è un hard rock che fa scorrere il sangue nelle vene. Born To Be My Baby è un pezzo corale da urlare nei concerti, mentre I’ll Be There For You è il lentone di turno che da Never Say Goodbye in avanti diventerà un classico di ogni disco di Jon. E poi Living Sin, che parla di convivenza, Blood On Blood, e la stupenda Wild Is The Wind, che nella struttura ricorda vagamente Wanted Dead Or Alive.

Sono molto affezionato a questo disco – se mi consentite una digressione personale – in quanto è uno di quelli che mi ha tenuto compagnia durante l’anno di militare. A proposito, se il sergente cui ho prestato la musicassetta (originale) potesse restituirmela gliene sarei grato, anche se dopo 23 anni ho un leggero sospetto che non la rivedrò più.

A seguito dell’album è arrivato il New Jersey Syndicate Tour, con ben 232 date in programma. Il tour è stato talmente corroborante da costringere i membri della band a prendersi una pausa di riposo dopo la sua conclusione. Questo ha favorito la nascita di alcuni lavori solisti, tra i quali spicca quello del leader, dal titolo Blaze Of Glory, colonna sonora del film western Young Guns II – La leggenda di Billy the Kid. Dal canto suo Sambora ha registrato Stranger In This Town, buon disco rock-blues in cui trova spazio come ospite anche Eric Clapton.

Nel frattempo, il 29 aprile 1989 Jon ha sposato Dorothea Hurley, sua ragazza sin dai tempi del liceo, presso una cappella di Las Vegas.

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