Il disco Jazz At Massey Hall: la notte dei cinque re

di Roberto Vanazzi 20 marzo 2013
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Per nostra fortuna Charles Mingus, oltre a organizzare l’intera serata, ha avuto la brillante idea di registrare il concerto con un registratore portatile. In seguito lo stesso bassista ha portato i nastri a New York, dove lui e Max Roach hanno inciso le linee di basso, quasi inesistenti nella registrazione originale, cambiando anche l’assolo di Charles in All the Things You Are.

L’album è stato inizialmente pubblicato dall’etichetta di Mingus, la Debut Records. All’inizio sono stati pubblicati 3 vinili, corrispondenti ai tre diversi set: due con il quintetto al completo e uno con il trio composto da Powell, Roach e Mingus, senza il supporto dei fiati.

Nel 1953 nei negozi è arrivato un disco unico, comprendente i cinque brani del quintetto (praticamente il set 1 e 3). Infine, nel 2004 è stato rilasciato il concerto completo, con il titolo Complete Jazz at Massey Hall, che prevede anche i pezzi del trio.

I brani proposti sono tutti classici del Be-Bop, avvalorati dalla magia che permeava la sala quella sera e dall’atmosfera festosa del pubblico, estremamente presente nella registrazione.

The Quintet Jazz at Massey Hall

Si inizia subito con Perdido, un classico scritto dal jazzista portoricano Juan Tizol, registrato la prima volta da Duke Ellington e portato in auge dal quintetto di Charlie Parker. Il titolo si riferisce alla Perdido Street di New Orleans. Al termine del brano è lo stesso Parker a prendere la parola per presentare quello successivo: “At this time we would like to play a tune, it was composed by my worthy costituent, mr. Dizzy Gillespie, in the year 1942. We Sincerely hope you do enjoy Salt Peanuts”.

L’allegra Salt Peanuts, come specificato da Bird, è stata scritta da Gillespie una decina di anni prima. Si tratta dell’unico pezzo “cantato” del disco, anche se in realtà si sente solo il grande Dizzy che ogni tanto intercala “Salt Peanuts, Salt Peanuts.”

Si prosegue con la pacata All The Things You Are, scritta dal compositore Jerome Kern nel 1939, legata a 52th Street, di Thelonious Monk. Come detto sopra, l’assolo di basso è stato rifatto in studio.

A questo punto il disco classico passerebbe direttamente a Wee, mentre nella registrazione completa prosegue con le esecuzioni del trio senza fiati. Si parte con un ottimo assolo di batteria di Max Roach, per poi andare avanti con Cherookee, composta dall’inglese Ray Noble nel 1939, una lunga cavalcata di basso e batteria, con Powell a tessere una vivace armonia, e un altro stratosferico assolo di Roach nel finale.

Il successivo è un classico pezzo popolare datato 1928, scritto da George Gershwin, Embrace You, e questa volta sono Bud Powell e il suo pianoforte a farci sognare, senza il sostegno della sezione ritmica.

La vivace Halleluja (Jubilee) è tratta dal musical di Vincent Youmans, Hit The Dick. Sure Thing, invece, è un breve cameo di Bud Powell. Lullaby Of Birdland, è stata composta l’anno prima del concerto da George Shearing ed è un omaggio a Charlie Parker, mentre I’ve Got You Under My Skin è un classico di Cole Porter del 1936, che sarà portato al successo nel 1963 da Frank Sinatra.

A questo punto si riprende con il quintetto al completo e lo si fa alla grande, grazie alla scoppiettante Wee, una composizione del percussionista Denzil Best. Il ritorno dei due fiati riporta vigore e allegria. Terminata Wee, Gillespie prende la parola: “Thank You. And Now we’d like to play Hot House”.

Hot House, di Tadd Dameron, è considerato un inno del movimento Be-Bop e continua ancora oggi ad essere uno dei pezzi preferiti tra i musicisti e gli appassionati di jazz. Anche qui ascoltiamo un indiavolato Max Roach produrre un assolo esplosivo.

Siamo arrivati così all’ultimo pezzo, ancora introdotto dalla voce pacata di Gillespie: “And now we’d like to play Ce Soir à TunisA Night in Tunisia”. Non si sa perché la canzone sia stata presentata prima in francese, comunque rimane un degno finale per un ottimo concerto. A Night In Tunisia è un altro classico pezzo Be-Bop, scritto dallo stesso Gillespie nel 1942, quando militava nella band di Earl Hines, uno dei più grandi pianisti della storia del jazz.

5-re-del-jazz

ANEDDOTI E LEGGENDE

Come tutti gli eventi che diventano leggenda, anche Jazz At Massey Hall, oltre alla musica e alla grandezza dei suoi interpeti, raccoglie una serie di aneddoti che lo rendono tale. Il primo è che il concerto è stato programmato proprio mentre Rocky Marciano difendeva il titolo dei pesi massimi contro Jersey Joe Walcott. La sala di Toronto, quindi, ha visto la presenza solo di 700 spettatori, praticamente un terzo della capienza. Per la cronaca, Marciano ha vinto l’incontro per KO al primo round.

Sembra poi che Parker avesse dimenticato a casa il suo sax e abbia dovuto farsi prestare un Grafton di plastica bianca da un negozio nei pressi la sala. Infine, ma questo non può essere confermato, si dice che Powell, Gillespie e lo stesso Parker fossero saliti sul palco completamente ubriachi.

Vere o false che siano, queste storie contribuiscono a rendere Jazz At Massey Hall uno degli eventi musicali più importanti di sempre. Non per niente nel 1995 il disco è stato inserito della Records Hall Of Fame, nata per onorare le registrazioni che hanno un significato storico e qualitativo.

Di una cosa sono sicuro: qualsiasi persona che ama anche solo un pochino il jazz, il 15 maggio 1953 avrebbe voluto essere in quella sala.

 

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