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Chet Baker: il più romantico e maledetto simbolo del jazz – Parte I

di Roberto Vanazzi 6 marzo 2013
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Chet Baker, il più romantico simbolo del jazz, ma anche il più maledetto. Affascinante, etereo, insicuro e impetuoso, Baker è diventato famoso come il James Dean della musica, e proprio come l’attore era circondato da un mistero che ha stregato più di una generazione. Dietro la facciata seducente e cool, infatti, si nascondeva un forte tormento, l’inadeguatezza e l’insofferenza per ogni tipo di istituzione, nonché un bisogno assoluto di aiuto trovato solo nella droga.

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INFANZIA DIFFICILE E TALENTO SMISURATO

Chesney Henry Baker Jr. è nato il 23 dicembre 1929 a Yale, in Oklahoma. Egli ha avuto un’infanzia difficile, soffocato dalle cure troppo premurose di una madre apprensiva e picchiato dal padre alcolizzato, dal quale ha ereditato il carattere introverso, la difficoltà ad avere rapporti con altre persone e l’amore per la musica.

Compiuti i 13 anni, infatti, Chesney Henry Baker Sr., ha regalato al figlio un trombone. Nonostante gli sforzi però, per il bambino lo strumento era troppo grosso e non riusciva a suonarlo. Così è stato rimpiazzato dalla più maneggevole tromba. L’infanzia musicale di Chet è trascorsa tra il coro parrocchiale e la partecipazione a vari concorsi, mai vinti. Questo fino al momento in cui la famiglia Baker ha deciso di trasferirsi a Glendale, in California, dove il ragazzo è entrato a far parte della banda della Glendale Junior High School.

Nel 1946 Chesney Jr. si è arruolato nell’esercito ed è stato spedito a Berlino, dove suonava per la banda del reggimento. Baker ha dimostrato subito di possedere un notevole talento: pur non avendo nessuna intenzione ad imparare a leggere la musica, egli riusciva comunque a suonare la tromba ad orecchio in maniera incredibile, ripetendo i brani a memoria dopo averli ascoltati solo una volta.

Purtroppo, durante la leva ha imparato anche a conoscere la droga. La vita militare si è protratta con alterne vicende sino ai primi anni ’50 quando, dopo una serie di test psichiatrici, Chet è stato dichiarato non idoneo alla vita da soldato.

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L’INCONTRO CON MULLIGAN: LA NASCITA DEL WEST COAST JAZZ

Baker è così tornato in California, dove ha iniziato a suonare in svariati locali in compagnia di artisti anche famosi, come il sassofonista bianco Stan Getz. Nel 1952, appena terminata la sua prima registrazione, ha ricevuto un invito da parte del presidente della World Pacific Records a presentarsi per un’audizione di Charlie Parker al Tiffany Club di Los Angeles. Chet ha suonato un paio di pezzi, Parker ne è rimasto impressionato e, a 22 anni, è diventato il suo trombettista.

Dopo il tour con Bird, Chet Baker ha incontrato il sassofonista Gerry Mulligan con il quale ha trovato una perfetta intesa dal punto di vista musicale, ma un pessimo rapporto umano. In quel periodo il jazz andava riscoprendo il proprio contenuto melodico, che il be-bop aveva fatto a pezzi, e stava tornando ad una dimensione più rilassata delle ritmiche, in netta antitesi con gli schizofrenici tempi staccati suonati nei fumosi club di Harlem dai vari Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Il nuovo genere ha preso il nome di Cool Jazz.

Gerry Mulligan e Chet Baker nel 1974

Gerry Mulligan e Chet Baker nel 1974

Nonostante i continui litigi, Baker e Mulligan sono andati oltre e, grazie a loro, dalla costola del Cool Jazz è nata una corrente prettamente bianca, che ha preso il nome di West Coast Jazz. Il loro quartetto non prevedeva il pianoforte, da sempre usato per mostrare ai solisti il tappeto sonoro su cui muoversi, ma, al suo posto, hanno trovato spazio la tromba e il sax baritono, a creare un sottile gioco di armonie e magici incroci. La classica My Funny Valentine, registrata in quel periodo, ha lanciato il quartetto ai vertici del jazz mondiale.

Sfruttando il fatto che Mulligan è finito tre mesi in carcere per possesso di droga, Baker ha formato un suo quartetto personale, con il quale ha colto consensi ovunque e vinto il sondaggio, indetto dalla  famosa rivista di jazz Down Beat, di miglior trombettista del 1954, sopravanzando fenomeni quali Miles Davis, Dizzie Gillespie e Clifford Brown.

La tromba rivolta verso il pavimento, il modo di suonare malinconico e senza vibrato, negli anni via via sempre più essenziale, la fragile voce da tenore e quell’aura ipnotica e seducente lo hanno portato presto al successo, facendolo diventare uno dei simboli della cultura beat. Nel 1956 la Pacific Jazz ha rilasciato Chet Baker Sings, un disco di brani “cantati”, che da una parte ha aumentato il profilo del ragazzo, ma dall’altra gli ha alienato gli appassionati del jazz più tradizionale.

Successivamente Chet ha formato un sodalizio con il sassofonista Art Pepper, altro ragazzo terribile del jazz. I due hanno aiutato ulteriormente il suono del West  Coast Jazz a diventare un punto fermo del Cool Jazz. da ascoltare assolutamente l’album Playboys, datato 1956 e terzo della saga Baker-Pepper.

 

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