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Scorpions: da Savage Amusement a Eye II Eye

di Roberto Vanazzi 27 aprile 2012
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Dopo essere saliti in cima al Mondo, gli Scorpions, merito a loro, non hanno riposato sugli allori, ma hanno deciso di affrontare nuove sfide. Così, nel 1988 è stato rilasciato Savage Amusement. Il disco, più pop rispetto i predecessori, ha venduto bene sia in Europa che negli States, anche se non ha raggiunto le cifre di Black Out e Love At First Sting.

I brani più duri sono l’opening track Don’t Stop At The Top e Media Overkill, anche se i cardini dell’album sono senza dubbio Rhythm Of Love, la romantica Believe In Love e Passion Rules The Game. Molto bella anche Walking On The Edge, dall’andamento progressive. Lo stesso anno i cinque tedeschi sono stati tra i primi metallari occidentali a essere accolti trionfalmente dal pubblico sovietico, nel corso di dieci date suddivise tra Mosca e Leningrado.

Il 1989 è l’anno che ha visto la caduta del muro di Berlino. Gli Scorpions hanno preso parte al mega concerto in cui Roger Waters ha presentato The Wall, presso la porta di Branbeburgo. Quindi nel 1990, dopo avere licenziato lo storico manager Dieter Dierks, hanno pubblicato Crazy World, album in cui spicca quella canzone che ha fatto, e continua a fare, il giro del mondo: Wind Of Change. Il pezzo è diventato da subito l’inno della caduta del muro, nonché simbolo del clima di rinnovamento che stava invadendo l’Europa dell’Est. Crazy World, però, non è solo Wind Of Change. Al suo interno si trovano altre perle che si sono unite alle già numerose prodotte negli anni ’80, quali la dinamica Tease Me Please Me, la cupa Restless Nigh, la delicata Send Me An Angel e Crazy World.

Nel 1992 il bassista Francis Buchholz è stato cacciato dalla band a causa dei suoi guai con il fisco tedesco. A sostituirlo è stato chiamato Ralph Rieckerman.

L’anno seguente è atterrato nei negozi il dodicesimo album degli Scorpions. Face The Heat. Il disco porta una svolta nel suono dei tedeschi, in quanto si presenta più duro e “metallico” rispetto i predecessori. Nonostante la presenza di un paio di brani di successo quali Under The Same Sun e la ballad Lonely Nights, i fans non hanno gradito l’allontanamento dal pop metal da parte dei loro beniamini e il lavoro ha ottenuto scarse vendite.

Nel 1994 ecco arrivare Live Bites, il terzo disco dal vivo, che presenta i concerti del Savage Amusement Tour e del Face The Heat Tour, e regala pure due brani inediti da studio: Heroes Don’t Cry e White Dove.

A quel punto Hermann Rarebell ha abbandonato la nave per dedicarsi alla propria casa discografica. Per suonare i brani del nuovo disco, Pure Instinct, è stato chiamato pro-tempore il turnista Curt Cress (che ha collaborato anche con Elio e le Storie Tese), mentre per sostituire ufficialmente lo storico batterista è arrivato in seguito l’americano James Kottak, che aveva militato in gruppi storici quali Montrose, Kingdome Come e Warrant.

Dopo la svolta hard del lavoro precedente, con Pure Instinct gli Scorpions hanno realizzato un album prettamente melodico, tentando di tornare a ricalcare l’onda di Crazy World. C’è tanto suono sperimentale qui, con abbondante uso di tastiere, che rendono i brani piacevoli, ma pervasi da quel senso di “già ascoltato”. Ci sono i lentoni da mattonella in classico Scorpions Style, Does Anyone Know e When You Come Into My Life, e pezzi frizzanti quali Soul Behind The Face, Oh Girl (I Wanna Be With You) e Wild Child.

Pure Instinct è stato snobbato, sia dalla critica sia dai fans, ma peggio di lui ha fatto il seguente Eye II Eye, che propone un sound troppo pop ed elettronico, quasi dance. Molto belle, a mio parere, la power ballad What U Give U Get Back, e la canzone che chiude l’album, la pianistica A Moment In A Million Years. Anche se è stato apprezzabile il tentativo della band di fuggire dal solito cliché alla Wind Of Change, il disco, come detto, ha ottenuto scarsi tributi.

 

Per approfondire la storia degli Scorpions:

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